È notizia di questi giorni – non uno dei tanti “rumors”, come direbbero là in Inghilterra –, che Meghan Markle, consorte del Principe Harry e duchessa del Sussex, al di là di ogni tradizione e previsione, partorirà facendosi assistere da una doula. In Italia si tratta di una figura ancora poco conosciuta, ma non pensiate che sia prerogativa solo di un futuro “royal baby”. Anzi, arriva dall’America, anche se il nome è di origine greca (significa “serva”, “assistente”) e ha lo scopo di assistere le neomamme. Non come un’ostetrica o una balia d’altri tempi, ma come una persona – donna o uomo che sia – che grazie alla propria esperienza sa sostenere, emotivamente e nella vita quotidiana, una partoriente, da prima del parto fino al primo anno del bebè.
E a Genova ce n’è più di una. Tra queste Francesca Baroncelli: professione giornalista e, di recente, doula, che scrive anche per www.welovemoms.net, il portale dedicato alle mamme genovesi, in cui trovare consigli, partecipare a eventi e incontrare gli esperti con lo “speed moms”. Senza dimentica il progetto “Collana del parto” (il prossimo il 23 Marzo). Su Facebook è “Francesca baroncelli – doula accanto alle mamme”.
Prima di tutto che cos’è una doula?
Non si tratta di una professionista sanitaria né medica, ma di una figura che porta conforto alla mamma, sia durante la gravidanza, sia durante il parto e nel post, generalmente fino al primo anno del bimbo. Il supporto è sia emotivo che pratico, perché sta accanto alla madre. La nostra parola chiave è “vicinanza”, perché quello che facciamo è dare un ascolto attivo. La figura della doula nasce negli Stati Uniti, dove è diffusissima, e anche in Nord Europa, e infatti anche Meghan Markle ha deciso di averne una e i tabloid inglesi ne hanno rivelato il nome pochi giorni fa. Le doule non sono solo mamme, non devi essere mamma per diventarlo: può esserlo anche un uomo, un “doulo”, e nell’associazione Mondo Doula ce ne sono alcuni. Quello che conta è che devi essere una persona che vuol dare un sostegno alle mamme. Naturalmente è un lavoro, non si fa gratuitamente.
Come ci si accorda nella pratica? Si lavora a ore? Al bisogno?
Per ogni mamma la situazione e le esigenze son diverse e la doula si adatta. Ci si incontra e si capisce di che cosa possa aver bisogno, stabilendo anche di vedersi ogni giorno o quando la mamma chiama per necessità contingenti.
Tempo fa c’è stata una polemica da parte delle ostetriche: che differenza c’è?
La doula non è una figura sanitaria, quindi non farà mai quello che fa l’ostetrica. Arriva a casa dalla mamma e si fa dire di che cosa ha bisogno: può essere un piatto di pasta o il desiderio di fare la doccia, perché, col bambino sempre in braccio, non ci riesce. Oppure ha bisogno di sfogarsi, dire che cosa le succede e come si sente. Prima del parto, invece, può aver bisogno di fare le visite mediche e non voler andare da sola: la doula l’accompagna. La doula durante il parto può essere presente andando in ospedale, come farebbe un compagno o una mamma.
La doula assiste anche al parto?
Durante il parto c’è la funzione di advocacy, cioè la doula può parlare al personale sanitario, non sostituendosi alla mamma, ma sapendo già cosa lei voglia, perché è stata informata prima; quindi può farlo la doula per lei, mentre è stanca e sofferente. Per esempio è quello che ha fatto mio marito per me. La doula può fare altrettanto perché ci sono donne che non vogliono il compagno accanto e nemmeno la madre. L’abitudine, però, qui in Italia non c’è ancora, quindi il personale sanitario non si è abituato a questa presenza.
Come hai saputo di questa figura e perché hai deciso di diventare doula?
Da quando sono rimasta incinta ho iniziato a leggere molto sulla maternità e ho scoperto e la sua figura. Prima di restare incinta non avrei mai immaginato di averne una, poi quando è nata mia figlia ho capito quali sono le difficoltà, in particolare la solitudine che si può provare, oltre ai timori che precedono il parto, la paura del dolore, i dubbi sul potercela fare. Spesso, inoltre, l’attenzione è puntata sul bambino, mentre la mamma è messa da parte, quando, invece, avrebbe bisogno di sostegno: di questo mi sono accorta anche sulla mia pelle. Non ho avuto una doula, ma sarebbe stata necessaria forse, anche per aiutarmi a elaborare quello che stava succedendo.
A Genova Mondo Doula tiene i corsi: in che cosa consistono?
Mondo Doula è un’associazione professionale che tiene corsi anche a Genova da alcuni anni. Il corso dura 9 mesi - non a caso - e le lezioni si svolgono una volta al mese per un intero week-end. Quando l’ho iniziato avevo la bimba nata da poco, e l’ho portata, così come hanno fatto anche altre mamme. Il corso è tenuto da doule dell’associazione, alcune delle quali sono anche counselor. Si tratta soprattutto di un percorso che ti insegna a conoscere te stessa, perché solo così puoi aiutare gli altri. È difficile farlo, perché vuol dire anche affrontare problemi personali che non sapevi di avere, ma è anche entusiasmante. Ogni mese si affronta un aspetto della maternità: si inizia dall’attesa del bambino, a quello che può accadere in quel periodo, fino al momento del parto. Si fanno molti laboratori, si dialoga tanto e si creano lavori di gruppo e da soli: c'è un’unione forte col gruppo. E si fanno anche i tirocini con le mamme. Poi c’è l’esame finale per diventare doula ordinaria. Della prova d’esame non posso dire niente, è un segreto per non farlo sapere alle ragazze che devono sostenerlo.
Che tipo di donne possono aver bisogno della doula? Quelle materialmente e/o affettivamente sole o tutte?
Ogni mamma attraversa momenti che possono essere difficili, anche con tutta la gioia della maternità, e la solitudine si sente anche se circondati da parenti e, magari, da un compagno affettuoso. Io, per esempio, non mi sentivo materialmente sola, ma avere vicino la propria madre o il compagno, non è la stessa cosa che avere la doula. A volte parlare di problemi con una persona sconosciuta, ma che riesce a essere empatica, è diverso dal confidarsi con i famigliari, che talvolta sono parte essi stessi del problema. La doula è una figura nuova con cui puoi sentirti libera di esprimerti sapendo che non ti giudica. Questo è un aspetto fondamentale del nostro lavoro.
Quindi ci sono ricadute positive anche sul resto della famiglia grazie alla sua presenza?
La doula sta vicino alla mamma, ma potremmo dire che sta vicino alla famiglia. Quello che può fare, infatti, è parlare anche con il marito e la futura nonna. Se tutti sono coinvolti è bello, anche perché spesso i cambiamenti destabilizzano tutta la famiglia, non solo la neomamma, e possono crearsi attriti tra i diversi componenti del nucleo famigliare.
L’allattamento costituisce un momento delicato e dibattuto, almeno in Italia, soprattutto se fatto in pubblico. Cosa può fare la doula in merito?
Non è una consulente dell’allattamento, ma può essere molto utile. Quando una donna partorisce le viene detto che l’allattamento è naturale: certo, ma spesso ci sono problemi. La doula non fa vedere come si allatta, ma può cercare di capire perché la mamma non ci riesce o ha problemi a farlo, e le può consigliare il professionista adatto: l’ostetrica o il consulente dell’allattamento. La doula cerca di capire e ascoltare: parola d’ordine nel suo lavoro è il non giudizio. Se la mamma ti dice che ha difficoltà ad allattare in pubblico, si trova il sistema di coprirsi. Ognuno poi ha le sue idee, non è giusto o sbagliato allattare in pubblico; sappiamo che l’allattamento naturale fa bene al bimbo, ma che ci sono mamme che non ce la fanno psicologicamente. Bisogna solo ascoltarle e stare loro vicine, qualsiasi cosa decidano di fare.
Di recente a Vicenza una donna ha ucciso la figlia di pochi mesi: soffriva di depressione post partum. Una doula può aiutare a evitare casi come questi, quindi?
In questi casi, soprattutto in Italia, non sembra essere chiaro che una mamma possa aver bisogno di aiuto; avere la doula accanto può significare anche evitare che succedano tragedie come questa. È una presenza semplice, di supporto, che però può aiutare davvero.
Ma il tempo per te dove lo trovi?
Io dovrò conciliare tutto e sarà difficile, ma fattibile. Mi sto concentrando anche su un altro progetto con Claudia Terzolo, educatrice perinatale, che ha fatto il corso da doula con me, e abbiamo deciso organizzare gruppi di mamme sul tema “Collana del parto”. Si tratta di un’attività in cui abbiamo una serie di perline colorate diverse per colori e forma; ogni perlina rappresenta i momenti diversi, dai prodromi del parto fino ai dolori, al travaglio, alla fase espulsiva e all’allattamento. Durante l’incontro ognuna crea materialmente la propria collana: se non ha ancora partorito, immagina il momento, e parlandone si libera anche delle paure, mentre chi ha già partorito, può costruire la collana raccontando la propria esperienza, e rielaborando i momenti difficili che ha vissuto. Le perle bianche rappresentano l’allattamento, mentre la perla della nascita del bambino può essere un ciondolo personale a cui la madre tiene particolarmente; le perle rosse, invece, sono le perle del dolore. L’incoronamento è la perla che indica l’uscita del bambino, il momento in cui si vede la testa. Questa collana è come un amuleto che racconta la storia di te e di tuo figlio. Ci sembra uno strumento molto utile e sabato 23 marzo ne faremo una in un centro yoga di Genova.
Sei giornalista di professione: non a caso scrivi anche per un portale dedicato alle mamme.
Sì, un altro progetto a cui sto partecipando è welovemoms.net, che esiste da anni ed è stato fondato da due doule genovesi, Francesca Posenato e Francesca D’Alessandro, e che si occupa degli eventi di Genova e Chiavari. Nel portale si trova l’elenco di professionisti che si occupano di maternità: ginecologi, ostetrici, osteopati etc. Inoltre organizziamo anche lo “speed moms”: la mamma può parlare per 5 minuti con ogni professionista, come si fa negli “speed date”.