Questa mattina il consiglio regionale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno, firmato dai capigruppo di tutte le forze politiche, in cui si chiede a Tirrenia di tornare indietro sul trasferimento dei 15 dipendenti genovesi.
"Si tratta di un atto di licenziamento mascherato, che infatti indurrà i dipendenti di Tirrenia ad abbandonare il proprio lavoro. Tutto questo avviene in un’azienda che ha una presenza storica nella nostra città – dichiarano il capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino e il vicecapogruppo Francesco Battistini -. L’azienda non ha presentato un piano di riorganizzazione che giustifichi questo trasferimento e, cosa ancora più assurda, non è stata avviata una vera trattativa che impegni la proprietà e il sindacato a trovare soluzioni condivise".
"Siamo arrivati al provvedimento coatto: un’arroganza padronale senza limiti – concludono Pastorino e Battistini -. Il consiglio regionale ha elaborato un ordine del giorno che impegna il presidente Toti a un’immediata interlocuzione con i vertici dell’azienda, il Governo e le regioni interessate, Campania, Toscana e Sardegna, al fine di evitare alla Liguria questa ennesima e assurda perdita occupazionale. Abbiamo chiesto, inoltre, di sottoporre alla proprietà la necessità di salvaguardare i posti lavoro degli addetti alla biglietteria Moby di Genova".
“No al trasferimento di 15 dipendenti genovesi di Tirrenia Cin a Porto Ferraio e a Piombino: una decisione unilaterale dell'azienda che ha il sapore del licenziamento e che non è stata discussa con i sindacati - aggiunge il capogruppo del Pd in Regione Liguria Giovanni Lunardon -. Stop anche al licenziamento dei lavoratori della biglietteria Moby di Genova. Oggi Moby e Tirrenia appartengono allo stesso armatore all’interno di unica holding”. Il documento approvato in mattinata impegna consiglio e giunta regionale a “interloquire con il Governo e le Regioni interessate al fine di scongiurare tale trasferimento, assicurando la tutela dei diritti dei lavoratori. Nel documento si chiede anche alla Giunta di intervenire sul titolare dell’azienda Moby e sul Governo per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro di sette persone, dopo la chiusura della biglietteria Moby di Genova”.
I lavoratori di Tirrenia, sottolinea Lunardon, “sarebbero costretti a prendere servizio a Porto Ferraio e a Piombino dal primo marzo prossimo. Questa decisione è stata presa in assenza di un piano di riorganizzazione che giustifichi i trasferimenti e rappresenta un duro colpo per la presenza storica di Tirrenia nel Porto di Genova, che risale al 1936, e che oggi consta, in totale, di circa 50 dipendenti amministrativi”. Il trasferimento, si legge nell’ordine del giorno “avverrebbe in assenza di qualsivoglia incentivo e senza alcuna contrattazione sindacale. Senza contare che 7 dei 15 dipendenti godono dei benefici della legge ex 104”.