“Il Registro amministrativo della famiglia del Comune di Genova viola l’articolo 3 della Costituzione e la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ratificata dall’Italia nel 1991 con la legge 176, in virtù della quale ogni Stato è tenuto a garantire gli stessi diritti ai minori, senza distinzione alcuna, compresa quella riferita alla famiglia di provenienza”. I gruppi regionale e comunale del Partito Democratico hanno inviato una segnalazione al Garante dei diritti dell’Infanzia Francesco Lalla, in merito al nuovo regolamento comunale in materia di agevolazioni e sgravi fiscali per le famiglie.
"Un provvedimento - sostiene il Pd che domani sarà in piazza per protestare insieme a cittadini e associazioni – che discrimina moltissimi nuclei familiari genovesi e crea, di fatto, famiglie di seria A e famiglie di serie B”.
"Per accedere ai benefici e alle agevolazioni disposte dalla amministrazione comunale - spiegano nella lettera gli esponenti del Partito Democratico - bisogna essere iscritti al Registro, e tale iscrizione è riservata esclusivamente, alle famiglie con figli (siano essi legittimati o adottivi) residenti nel Comune di Genova le cui madri e/o i cui padri siano uniti in matrimonio (civile o concordatario). Restano esclusi dal Registro tutti coloro che non corrispondono alla cosiddetta famiglia tradizionale” a cui Palazzo Tursi assegna “una posizione privilegiata per l’accesso ai servizi” e quindi “differenti possibilità per tutti i bambini che invece si trovano in altri tipi di situazioni familiari”.
"Neppure l’articolo 4 del regolamento - continua il Pd - riesce a scongiurare questa discriminazione visto che, con una certa confusione, evidenzia che l’iscrizione al Registro non può configurare alcuna irragionevole disparità di trattamento rispetto alle altre formazioni sociali previste e tutelate dalla vigente normativa (ad es. unioni civili, convivenze di fatto, convivenze anagrafiche)”. Ma la disparità, secondo il Pd, “c’è eccome, tanto che rimangono tutte le famiglie monoparentali. D’altra parte se non vi fosse alcuna discriminazione, non si capirebbe perché sia stato istituito tale Registro che, comunque, comporterà nella sua gestione un impiego di personale e un costo per l’Ente”.