Ingegnere, docente all'Università di Venezia, Enzo Siviero torna a parlare del Ponte Morandi (lo aveva già fatto ipotizzando che il crollo fosse dovuto a un attentato) e lo fa scrivendo una lettera indirizzata al Presidente dell’ANAC Cantone, al Procuratore della Repubblica Cozzii, al Commissario Straordinario Bucci e al Governatore della Liguria Toti, per segnalare "numerose anomalie" nel modo di procedere.
"Si sono appaltati lavori per oltre 220 milioni di euro a trattativa privata senza il supporto di alcun documento progettuale degno di questo nome pur a seguito di una “indagine di mercato” che a nulla è servita se non ad assegnare i lavori ad una cordata chiaramente già decisa a priori . Peraltro scartando senza alcuna motivazione anche la soluzione meno costosa. Il relativo prezzo di appalto è ben superiore a quello di mercato.
Non si è tenuto conto del palese conflitto di interessi per l’accoppiata Salini Impregilo con ITALFERR direttore dei lavori della stessa impresa in talune opere. Non vi è alcuna certezza sui tempi di ultimazione dei lavori a causa dei problemi giudiziari non facilmente risolvibili in tempi brevi. È un dato di fatto che dopo oltre 5 mesi ancora non siano emerse le cause del crollo e ciò allungherà a dismisura i tempi per l’autorizzazione alla demolizione dei tronconi oggetto di prova.
Non si è tenuto conto debito conto del rilevante danno ambientale conseguente alla demolizione per l’accertata presenza dell’amianto nello smaltimento di 250.000 tonnellate di macerie. Si demolisce la parte sana del viadotto (metà dell’intero tratto) senza alcuna motivazione tecnica. Anzi si sono fatte prove di carico che ne hanno comprovato la sicurezza. Ciò connota un evidente danno erariale.
A tutt’oggi non esiste un vero progetto approvabile del nuovo ponte, sia per i ben noti vincoli viabilistici e la necessità di rispettare le normative in termini di sicurezza stradale, ma anche a causa di una incauta decisione di realizzare nuove fondazioni. Nessuno ha valutato che se oltre mezzo secolo fa si è deciso di realizzare un progetto assai avanzato per l’epoca, lo si è fatto proprio per evitare queste problematiche ? Non era più logico utilizzare le fondazioni esistenti? È ormai chiaro che nessuno è più in grado di stabilire con certezza i tempi necessari per ripristinare il collegamento interrotto. E tutto questo con gli appalti ormai in corso. Non è difficile immaginare quanto incideranno i relativi contenziosi. Nel frattempo i genovesi attendono mese dopo mese il ritorno alla normalità!
L’economia è ormai moribonda. Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se fin dall’inizio fosse stata fatta , come sarebbe d’obbligo, una seria analisi costi/benefici dalla quale sarebbe inequivocabilmente emerso che l’unico modo per ripristinare in tempi certi il transito interrotto sarebbe stato di intervenire immediatamente con la messa in sicurezza di quanto rimasto in piedi (lasciando quindi i reperti di prova a totale disposizione della magistratura) e parallelamente ricostruire la sola parte crollata. Ciò con l’ulteriore vantaggio , economico oltre che sociale, di poter operare speditamente senza alcun esproprio evitando anche i relativi costi e i disagi per i cittadini.
Perché non si è scelta questa via? Ritengo che quanto sopra indicato, sia pure in modo succiato e certamente non esaustivo, (peraltro totalmente condiviso anche dal Gruppo “Salviamo il Ponte Morandi”), frutto dell’attività di questi mesi da parte di numerosi e molto qualificati ingegneri e architetti, incredibilmente mai presa in considerazione dal Commissario, non possa essere ignorato né dall’ANAC né tanto meno dalla Procura della Repubblica. Del resto ormai l’emergenza in atto ha superato ogni limite accettabile e Genova rischia di morire per asfissia economica. Tanto ritengo di dover segnalare da libero cittadino, ma anche come docente e progettista di ponti".