Cultura - 24 gennaio 2019, 18:00

Gilberto Salmoni: “A Buchenwald uccidevano i prigionieri tatuati per farne lampade”

Quando il 13 aprile 1945 gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era già stato liberato dagli stessi deportati, che ne gestivano la vita democraticamente. Gilberto Salmoni ci era entrato a 15 anni. L'intervista (VIDEO)

In occasione della Giornata della Memoria, per ricordare le vittime della Shoah, la testimonianza di Gilberto Salmoni, deportato nel campo di Buchenwald, ricordando la terribile esperienza vissuta nel campo di lavoro insieme al fratello Marcello, dopo la morte dei genitori e della sorella Dora ad Auschwitz (per leggere e rivedere la prima parte dell'intervista QUI).

L’arrivo nella notte, un altro prigioniero ad accoglierli nel campo, il numero e il triangolo rosso, anche se loro erano ebrei misti. Poi la quarantena di 20 giorni e l’inizio del lavoro forzato.

Sveglia alle 4 del mattino, appello nel piazzale in quello che, più che un campo di lavoro, sembrava un paese, tanti erano i prigionieri. E poi il comitato clandestino, l’orrore delle lampade fatte con la pelle tatuata dei prigionieri uccisi appositamente, fino agli ultimi mesi, con l’avanzare dei Russi e la fuga delle SS, tra le cataste di cadaveri che non erano stati cremati per la mancanza di carburante.

Quando il 13 aprile 1945 gli alleati giunsero a Buchenwald, il campo era già stato liberato dagli stessi deportati, che ne gestivano la vita democraticamente. Gilberto ci era entrato a 15 anni.

Medea Garrone