- 18 gennaio 2019, 14:39

Omicidio Janira: ergastolo per Alessio Alamia (VIDEO)

Emessa pochi minuti fa la sentenza dopo il processo in corte d'Assise.

Omicidio di Janira D'Amato: ergastolo per Alessio Alamia. Questa la sentenza emessa dal giudice Emilio Fois dopo il processo in Corte d'Assise.

Dopo una camera di consiglio durata 4 ore e mezza il giudice ha condannato Alamia (non presente in aula) per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione E interdettoe perpetuamente dai pubblici uffici, in stato di interdizione legale e decaduto dalla responsabilità genitoriale ma è stato assolto dal reato di stalking. L'avvocato difensore Laura Razetto ha annunciato che farà ricorso in appello.

 

Alamia è stato condannato anche a risarcire i danni verso i familiari che saranno da quantificare in sede civile, è stata disposta anche una provvisionale immediatamente esecutiva di 302 mila e 500 euro in favore del papà Rossano D'Amato, di 300 mila per la mamma Tiziana Cellerino e di 100 mila euro ciascuno per i due fratelli Kevin e Didier.

"Sicuramente siamo soddisfatti di quello che è il dispositivo, non spetta a noi un commento in questo momento - spiegano gli avvocati della famiglia D'Amato Simone Mariani e Fabrizio Biale - la famiglia D'Amato è una famiglia per bene, ha dimostrato rispetto ed educazione, un contegno e una forza che non è da tutti, dobbiamo solo pensare che la giustizia ha fatto il suo corso, abbiamo fatto il massimo, la Procura di Savona ha fatto il massimo, attendiamo le motivazioni con serenità, la stessa con cui abbiamo affrontato il processo".

Ieri mattina il pm Elisa Milocco aveva chiesto la condanna all'ergastolo per Alamia (accusato di omicidio volontario premeditato): ad influire sulla richiesta, anche la contestazione di stalking aggravata dalla premeditazione per la quale è stato chiesto un anno e sei mesi reclusione.

I fatti risalgono al 7 aprile 2017, quando Alamia uccise con 49 coltellate l'ex fidanzata Janira D'Amato nella sua casa situata in piazza Morelli a Pietra Ligure. Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, era emerso che il giovane, dopo essere stato lasciato, aveva iniziato a pedinare Janira e, nella speranza di farle cambiare idea, aveva iniziato anche a perseguitarla attraverso telefonate e messaggi continui.

Ma non è tutto. Tra il 4 e 5 aprile intorno alle ore 3.16, Alamia aveva inserito navigando su internet (Google e Youtube) mediante il proprio telefonino, le parole "Uccidere persone", "Come uccidere persona" e poi "Uccisione senza traccia". Il tutto al termine di una conversazione lunga 8 minuti con l'ex fidanzata.

"Alamia ha provato a dare giustificazioni ma si è contraddetto - ha spiegato il Pm nella requisitoria, sostenuta anche i legali della di parte civile che assistono la famiglia della vittima (i genitori Tiziana e Rossano e i fratelli Didier e Kevin), gli avvocati Simone Mariani e Fabrizio Biale - non ricordava il motivo della ricerca e ha dichiarato che voleva uccidere Davide Andrea suo rivale in amore per il quale nutriva un sospetto e poi ha spiegato che voleva suicidarsi. Da più di una settimana aveva il sospetto che Janira avesse un rapporto con un'altra persona, ciò induce Alamia a fare una ricerca".

Il Pubblico Ministero ha inoltre concentrato l'attenzione sul coltello, spiegando che ne erano stati trovati altri due sul tavolo della camera da letto: "Alamia aveva un coltello in tasca e su questo tema ha fornito più versioni illogiche e contraddittorie. Ha detto che lo aveva già mezz'ora che arrivasse Janira, che lo aveva da qualche giorno e lo teneva sotto il cuscino per paura di un'aggressione (da parte di Joseph Castello con cui aveva avuto uno screzio) e infine ha sostenuto di possederlo dal pomeriggio ipotizzando di togliersi la vita dopo che Janira sarebbe andata via da casa sua. Nel secondo interrogatorio invece ha dichiarato che gli serviva per fare un lavoro, parole smentite spiegando che era sotto shock".

Secondo la perizia di Gabriele Rocca, psichiatra forense di Genova, Alamia era capace di intendere e volere durante l'aggressione all'ex fidanzata. La difesa sostiene invece che aveva avuto un momento di raptus, da lì la decisione incontrollabile dopo una lite furiosa. Chiedendo inoltre l'assoluzione dell'imputato, escludendo da parte della Corte d'Assise l'aggravante della premeditazione, concedendo le attenuanti generiche, considerando una diminuzione della pena per i problemi mentali di Alamia.

"Era chiaramente consapevole di quello che stava facendo - ha inoltre aggiunto il Pm Milocco - la scarsa empatia, la situazione difficile familiare in cui versava, il basso quoziente intellettivo, l'immaturità, sono tratti disarmonici che non creano disturbo, non sono patologie di tipo psichiatrico. Alamia era sì sfortunato, il padre e la madre avevano diversi problemi, il nonno a cui era legato come un padre era morto, ma fortunato perché aveva trovato una brava ragazza che gli dava una mano, ma non ha voluto cogliere l'occasione, la manipolava e la teneva insieme a lui utilizzando i suoi problemi come arma".

Luciano Parodi