Sono passati dieci anni da quel giorno dell’inverno 2008, quando Genova si accorse che di povertà si poteva ancora morire, anche nel cuore del salotto buono della città. Babu Raya Khadka aveva 43 anni anni, era nepalese e non aveva una casa: tutte le sere trovava riparo tra le colonne dell’atrio del Teatro Carlo Felice.
Il 30 dicembre 2008 morì per il freddo. I suoi amici e compagni senza dimora usarono i soldi raccolti con l’elemosina per stampare alcune foto da distribuire a chi gli voleva bene: «l’amicizia – vollero scrivervi – non finisce qui». Il figlio all’epoca della morte di Babu aveva 16 anni, e aveva visto il padre per l’ultima volta una decina di anni prima. Arrivato dal Nepal per il funerale, rimase stupito dalla presenza di tanta gente: «credo che mio padre fosse una persona importante – disse – perché aveva tanti amici».
La Comunità di Sant’Egidio, insieme a tanti amici senza dimora, a chi l’aveva conosciuto, si raccoglierà domenica 30 dicembre alle 18,30 nell’atrio del Teatro Carlo Felice per ricordare Babu, morto dieci anni fa con una preghiera.
Con l’occasione invita tutti a partecipare a questo momento di memoria, nella convinzione che il ricordo della sofferenza ingiusta delle persone fragili possa contribuire ad una riflessione nuova e lungimirante e alla costruzione di una città più accogliente e meno dura con i deboli.