Attualità - 29 dicembre 2018, 14:27

Multedo, Bucci sulla delocalizzazione dei depositi costieri: “Non risolverò entro l’anno”

Il primo cittadino esprime rammarico: “Purtroppo non ce la farò. Ma siamo vicini alla soluzione. Io sto forzando. Non voglio perdere posti di lavoro e questi devono restare in area portuale”

La delocalizzazione dei depositi costieri a Multedo è in ritardo. Adesso è ufficiale. Il sindaco Marco Bucci si era impegnato a indicare una soluzione entro la fine dell’anno.

Lo aveva fatto lo scorso 10 maggio, nel corso di un’assemblea pubblica convocata al Multedo 1930, alla presenza di comitati, numerosi cittadini, rappresentanti municipali e comunali e anche i responsabili delle aziende che sono operative sul territorio: Carmagnani, Superba, Eni, Porto Petroli.

“L’obiettivo è trovare una soluzione definitiva entro il 2018 - erano state le parole di Bucci - C’è un’opzione che stiamo valutando che lascerebbe le abitazioni lontane circa 900 metri dai depositi costieri, ma non è l’unica soluzione possibile”.

E ancora, sempre dal primo cittadino: “Abbiamo tre obiettivi principali: riqualificare il quartiere di Multedo, rilocare le aziende Superba e Carmagnani, e infine, fare in modo che nessuno degli occupati delle aziende perda il proprio posto di lavoro. Entro il 2020 vogliamo dare a Multedo una qualità di vita superiore a quella attuale”.

Al vaglio del Comune, secondo Bucci, c’erano all’epoca al vaglio “cinque possibili soluzioni per la rilocazione delle due aziende. Faremo una scelta esclusivamente tecnica, l’obiettivo è trovare una soluzione entro la fine dell’anno, ma ricordo che poi la firma finale spetta all’Autorità portuale, questa è una decisione che nasce dal dialogo e dal confronto di più enti”. Come mai si ripropongono queste dichiarazioni? Perché oggi è il 29 dicembre. A meno di clamorose rivoluzioni nelle ultime 48 ore, di soluzioni non ve ne saranno. E di indicazioni neppure. La conferma arriva leggendo il quotidiano locale in edicola questa mattina, dove Bucci rilascia un’intervista a tutto tondo e su Multedo precisa: “Purtroppo non ce la farò a risolvere entro l’anno. Ma siamo vicini alla soluzione. Io sto forzando. Non voglio perdere posti di lavoro e questi devono restare in area portuale”.

Una dichiarazione ‘transitoria’: nel senso che non si sbilancia più sui tempi (e forse questa è la strategia migliore) e che sembra restringere il campo rispetto alle cinque precedenti ipotesi indicate, tra le quali vi erano pure aree nell’entroterra, in particolare nella zona di Busalla. La rilocazione dei depositi costieri - che poi sono soprattutto le attività di Carmagnani e Superba, le più prossime alle abitazioni - dovrebbe avvenire “in area portuale”.

Viene quindi da pensare che la soluzione possa tornare ad essere lo spazio dell’ex centrale Enel, sotto alla Lanterna di Genova. Un’opzione che, già a suo tempo, aveva fatto salire sulle barricate i comitati di Sampierdarena e Cornigliano. I quali, c’è da scommetterci, torneranno nuovamente in allerta, dopo aver letto queste dichiarazioni. Perché la rilocazione dei depositi costieri è un argomento ultra sensibile e nessuno ci sta ad averli sotto alle rispettive abitazioni. Al tempo stesso però, il sindaco Bucci fa un’osservazione importante, ovvero quella relativa all’occupazione. “Non voglio perdere posti di lavoro”.

Genova ha già pagato un prezzo troppo alto: negli ultimi anni, come pure negli ultimi mesi. Il crollo del Ponte Morandi è stata l’ennesima mazzata su una città già in ginocchio. Ora costringere Carmagnani e Superba a emigrare altrove (magari nell’alessandrino, come prospettato più volte) non sarebbe neppure questa una scelta esatta.

Già a maggio, Emilio Carmagnani, direttore generale dell’azienda, sempre nel corso dell’assemblea pubblica con i multedesi, aveva dichiarato così: “Abbiamo la necessità di spostarci da Multedo e allargare i nostri spazi a disposizione”.

Stesso discorso per Alessandro Gentile, amministratore delegato di Superba: “Il motivo per cui non possiamo più stare a Multedo è soprattutto questione di sostenibilità economica, e per il fatto che per il Piano urbanistico comunale non possiamo più stare lì”.

Queste aziende, indipendentemente dall’impatto ambitale delle loro attività, danno lavoro e sono in espansione. Necessitano di spazi, non possono averli intorno alle case, ma non è giusto tarpar loro le ali. Altrimenti le spiegheranno altrove. E’ una certezza, uno schema che Genova, in ambito lavorativo e turistico, ha visto ripetersi ormai troppe, troppe volte. Intanto, il Comitato Tecnico Regionale riunitosi appena prima di Natale, ha ricevuto ufficialmente la richiesta da parte di Carmagnani di poter aumentare il proprio volume di stoccaggio, senza modificare i parametri relativi al rischio d’incidente rilevante. E’ un passaggio tecnico, dettato dalla necessità di migliorare le proprie condizioni di lavoro. Ma da più parti viene interpretato anche come un indirizzo contrario rispetto al discorso della delocalizzazione.

Il tutto nel silenzio più totale della politica. A parte l’impegno del sindaco Bucci ‘sine die’. Sarebbe l’ora che pure gli altri gruppi dicessero la loro, supportando cittadini e comitati in una battaglia sacrosanta per la loro vivibilità, che non può più accettare ritardi, compromessi e decisioni poco trasparenti. Il tecnico dovrebbe incontrare il politico, e insieme a braccetto declinare il concetto principale: il volere democratico.

Alberto Bruzzone