‘Vai a far del bene’, recita un vecchio adagio, quando si vuol dire che non vi è adeguato ritorno rispetto al servizio prestato. Un concetto che ben si adatta, di questi tempi, a molte Pubbliche Assistenze genovesi: soccorrono le persone, salvano vite umane, trasportano i malati, sono sempre vicine ai cittadini e al territorio. Fanno attività benemerita ma rischiano, e a volte di brutto, dal punto di vista finanziario.
Perché i bilanci di molte ‘croci’ e associazioni di volontariato della città sono spesso molto complessi: parecchie voci in uscita e entrate sempre più difficili da ottenere, da Asl e Regione Liguria in particolare.
Se non fosse per la generosità dei cittadini, molte realtà non starebbero neppure più in piedi. E, ad aggravare ulteriormente il quadro, c’è l’aumento delle tasse che andrà a colpire chi opera nel terzo settore e che si sta discutendo in questi giorni. In situazioni dove lo stato e le istituzioni non arrivano - è stato giustamente osservato - arrivano sempre i volontari, ma adesso c’è la possibilità che debbano saldare il conto per tutti.
Alla Misericordia Ponente Soccorso di via Cravasco, nel cuore del Cep, a queste problematiche di ordine nazionale e regionale vanno a sommarsi quelle personali. Si sta chiudendo un dicembre molto difficile, per una delle onlus più attive nell’intero Ponente genovese, a livello di servizi prestati alla cittadinanza e di importanza strategica sul territorio. Un mese nel quale i pagamenti da parte dell’Asl, relativi alle fatture di settembre, sono arrivati - con moltissimo ritardo - solamente questa mattina. Circostanza che, nei giorni scorsi, ha costretto i vertici della Ponente Soccorso a fare letteralmente i miracoli per pagare ai dieci dipendenti mezza mensilità di novembre, per saldare alcuni fornitori e cercare di tener fede a mutui e rate che scadono a fine anno.
Non si può operare per il bene comune e fare questa fatica. Non è giusto e neppure accettabile. Il pagamento arrivato oggi è sicuramente una bella notizia, ma il quadro complessivo non lascia affatto tranquilli.
“Andiamo avanti per deroghe a partire dal 2014 - racconta Andrea Maganuco, coordinatore amministrativo della Ponente Soccorso Onlus - In pratica, stiamo lavorando senza convenzione. Noi mandiamo le fatture alla Asl 3 per i servizi, la stessa azienda sanitaria si rivale poi su Regione Liguria. Prima, invece, era la stessa Regione a dotare direttamente l’Asl di un budget annuale e tutto era molto più semplice”.
Il rapporto è stato modificato anche perché, all’orizzonte, c’è la gara per i trasporti sanitari che dovrebbe essere bandita nei prossimi mesi e che molte associazioni e realtà storiche operanti sul territorio vedono con molta preoccupazione perché potrebbero non rientrare nei requisiti e vedere inesorabilmente la loro fine.
“Dal giugno del 2018 - prosegue Maganuco - non ci sono più deroghe. E i problemi iniziano a farsi sentire. Meno male che il pagamento questa mattina è arrivato. Ma siamo veramente a filo con le scadenze delle spese. E ai dieci dipendenti abbiamo dato solo mezzo stipendio. Non è una bella situazione in cui lavorare”.
Anche perché Ponente Soccorso si porta dietro un passato pesante: “Circa centocinquantamila euro di debiti risalenti alla precedente gestione. Per fortuna siamo riusciti a raggiungere un accordo con Autostrade, su circa mille e cinquecento pedaggi non saldati. Ma su altri fronti non ci sono stati fatti sconti”.
La situazione difficile è stata per rappresentata in una lettera che Maria Casali, presidente di Ponente Soccorso Onlus, ha inviato lo scorso 20 dicembre a Paola Cerri, componente della segreteria dell’Assessorato alla Sanità della Regione Liguria. “La situazione che stiamo affrontando è al limite dell’assurdo. E’ dal mese di luglio che i ritardi nei pagamenti da parte dell’Asl 3 sono continui: settembre e ottobre, ad esempio, sono stati liquidati nello stesso mese. Abbiamo provato a contattare l’Asl sull’esito delle fatture per i servizi di settembre, che al giorno 12 dicembre risultavano bloccate, non riuscendo a parlare con nessuno”. La situazione si è risolta, come si diceva, questa mattina, ma restano le difficoltà. “Un vero disastro - osserva Maria Casali - ma anche un vero insulto alle persone che lavorano ogni giorno sulla strada sacrificandosi per la collettività”.
E il 2019, stando alle previsioni, non dovrebbe portare, purtroppo, nessun miglioramento. Lo spettro della gara d’appalto regionale tiene in forte ansia tutte le Pubbliche Assistenze della Liguria. La questione risale a qualche giorno fa, ma gli effetti sono quotidianamente in corso. Per ottemperare a una sentenza del Consiglio di Stato, la Regione Liguria intende bandire una procedura per l’assegnazione dei servizi ordinari (restano quindi escluse le emergenze). L’elemento di novità, a fronte di questa prospettiva già presente da mesi, è che Alisa, ovvero l’Azienda Ligure Sanitaria, ha nominato di recente un responsabile del procedimento. C’è quindi la reale possibilità che la gara sia ufficialmente pronta a partire. Di qui lo stato di agitazione delle Pubbliche Assistenze che operano sul territorio e che proprio dai servizi ordinari (ad esempio i dializzati, i pazienti in radioterapia, quelli in dimissione dagli ospedali, quelli in trasferimento da e per le case di riposo) traggono quasi i tre quarti dei loro ricavi.
In caso di gara regionale per i trasporti, questa per legge dovrà essere aperta pure a soggetti privati e cooperative. Quindi molte storiche realtà attive sul territorio, comprese quelle della fitta rete legata alla Croce Rossa, potrebbero andare in sofferenza, se non rischiare la chiusura. Nei giorni scorsi, sull’argomento - molto simile alla questione della ‘privatizzazione’ dell’Elisoccorso - si è espressa l’assessore regionale alla Sanità, Sonia Viale. L’impegno di “tutelare quel mondo di volontari che in Liguria rappresenta centinaia di unità è uno degli obiettivi”, afferma Viale.
Ma, “noi siamo tenuti a fare la gara perché espressamente richiesto da una sentenza del Consiglio di Stato, peraltro su un ricorso presentato da Anpas, l’Associazione delle Pubbliche Assistenze, contro una cooperativa che aveva vinto un appalto di Asl 5 nello spezzino. Nostro compito di amministratori è ricucire i rapporti e mettersi alle spalle le polemiche. In tutta Europa il trasporto pazienti passa da una gara e anche la Liguria si deve adeguare. Certo, nostra intenzione è costruire una gara che tenga conto della conoscenza territoriale e del volontariato. Tuttavia, non possiamo prescindere da una legge dello Stato”.
Intanto, le Croci attendono il nuovo ricorso in Cassazione, per comprendere i contorni del nuovo percorso da attuare entro febbraio. “Siamo sempre per il dialogo e prima di interrompere servizi essenziali ci pensiamo mille volte”, ha dichiarato Lorenzo Risso, presidente ligure di Anpas.