Cultura - 18 novembre 2018, 10:34

Andrea Freccero: "Topolino compie 90 anni, da oltre trenta lo disegno a Genova. E glielo dono"

Il 18 novembre del 1928 è apparso per la prima volta sul grande schermo: Topolino compie 90 anni e noi abbiamo intervistato uno dei suoi "papà": il genovese Andrea Freccero, che lo disegna da 32 anni e che ha dedicato a Genova uno speciale Mickey Mouse

Compie 90 anni, è un’icona pop, talmente pop che non solo il re della Pop Art, Andy Warhol, ne ha fatto il ritratto, ma la sua espressione sorridente si trova stampata sulle biancheria intima, ma anche sugli abiti di stilisti come Marc Jacobs; ce n’è una versione coperta di diamanti e una realizzata con mattoncini Lego. Perfino Umberto Eco l’ha posto al centro delle proprie lezioni. Non è fatto di carne e ossa, ed è il roditore più famoso del mondo, che Ejzenŝtejn definì come: “il maggiore contributo degli americani alla nostra società!”. Naturalmente si tratta di Topolino, o Mickey Mouse, per il quale sono in corso festeggiamenti planetari – dagli Usa alla Cina nei parchi a tema della Disney, da New York a Shanghai – anche con l’hashtag #mickey90. Ma per sapere qualcosa in più di lui – che il 18 novembre 1928 è apparso per la prima volta sul grande schermo - e svelarne segreti e curiosità, chi può esserci di meglio se non chi lo disegna? E allora non tutti lo sanno, ma il suo papà, o almeno uno dei suoi papà, è Andrea Freccero, il genovese che dalla storia, “Topolino e il grosso caso”, lo disegna da 32 anni. Insieme anche a Paperino. E attraverso la  Voce di Genova ha regalato un disegno speciale alla città.

Topolino festeggia 90 anni: com’è cambiato dagli inizi a oggi?

Andando a ritroso nel tempo scopriamo che Topolino ha mutato le sue forme in modo evidente, riuscendo a rimanere sempre al passo con i tempi e fedele a se stesso, questo è segno di grande personalità. Guardando oltre la grafica e la narrazione troviamo sempre lo stesso cuore, davvero una piccola magia, evidentemente certi traguardi non si raggiungono per caso.

Mickey Mouse rappresenta un’icona pop nel vero senso della parola: oggi, questo personaggio sempre positivo e ottimista, con quali nemici ha a che fare?

Non sono cambiati gli antagonisti ma il contesto e il modo di comunicare, e credo sia questo il punto focale; oggi l’immaginario visivo risulta estremamente più ricco e l’aspetto tecnico è fondamentale per riuscire a mantenere uno standard adeguato, non solo nel disegno, ma anche nel racconto. La mentalità dei ragazzi di oggi è molto particolare, per loro i nuovi media non sono affatto nuovi e posseggono un bagaglio visivo enorme. Tutto però viene fruito in grande velocità, e quindi anche il fumetto deve adeguarsi. Credo che Mickey sia il personaggio pop per eccellenza, lo dico sempre, quanti character rendono il quadrante di un orologio un pezzo dal design estremamente trasversale rispetto alle età e alle classi sociali? Topolino o Paperino? So che preferisci Paperino… Paperino è nel mio cuore un pochino più di altri, è così vulnerabile ma ricco di forza che, davvero, non si può resistere dall’amarlo.

Quanto è difficile riuscire a rappresentare le espressioni di animali antropomorfizzati? È più semplice disegnare esseri umani?

Credo sia una questione di abitudine, o forse di attitudine? In linea teorica un animale offre più spunti: spesso hai orecchie, musi, code, personalità sopra le righe, e la possibilità di giocare su soluzioni grafiche esasperate e “colpi” di fantasia, anche a livello di recitazione, e credo sia tutto molto appagante. In un animale antropomorfo troviamo molti livelli di lettura e simbologie più o meno esplicite.

Sei alla Disney dal 1986: com’è cambiato questo lavoro in oltre 30 anni?

E come si evolverà ancora? La Disney in Usa si dedica ormai all’animazione digitale. In Italia abbiamo una grande tradizione sul fumetto Disney, Genova in particolare è una grande fucina di talenti. La produzione italiana viene esportata praticamente in tutto il mondo, America compresa. Siamo sempre al lavoro su nuovi progetti e oggi è tutto molto più globalizzato, con un click comunichi e spedisci il lavoro dall’altra parte del mondo, mentre quando iniziai, molti anni fa, dovevi prendere la tua cartella e un treno, non esistevano nemmeno i fax, provate a immaginare. Oggi mentre dormi ti arrivano le email dalla California, davvero incredibile per un ragazzino del ’68 come me.

Hai iniziato anche la carriera di insegnante all’Accademia Internazionale Comics di Genova: cosa significa per te?

Significa uscire un po’ dal mio studio e dare un piccolo contributo alla città: non si deve più andare fuori per imparare certe cose. Sarà bello scambiare conoscenze, dare qualche consiglio, ma anche riceverne. Il fumetto è estremamente complesso da affrontare, una ricerca costante durante la quale poche parole giuste possono valere un tesoro.

Che futuro hanno gli aspiranti disegnatori?

Il mercato editoriale è in affanno, inutile nasconderlo, ma il disegno ha mille diramazioni e, come dicevo prima, oggi il mondo è davvero molto più piccolo, contattare un editore è davvero semplice. Di contro abbiamo un livello qualitativo mediamente molto alto, sia in Italia che all’estero, e la preparazione, anche culturale, è fondamentale.

Da genovese non posso non chiederti se hai pensato di disegnare Ponte Morandi.

Come ogni Genovese, credo. Io tra l’altro abito in Valpolcevera, subisco uno stillicidio quotidiano. Servono architetti e politici capaci, non fumettisti, per nostra e vostra fortuna.

A proposito di Genova, avevi già disegnato Le Avventure di Monsù Paperin: hai in progetto altro che sia legato alla città? O comunque quale prossima avventura uscirà? Si attende l’anniversario anche di Paperinik.

Monsù Paperin era ambientata nel centro storico di Genova, pieno Risorgimento, è stato bellissimo poter raccontare la nostra città; ricordo di essermi documentato allo sfinimento. Oggi fumetto e Genova per me si incontreranno alla Scuola Internazionale Comics, in futuro vedremo. Paperinik verrà festeggiato come merita, sai che è stato creato dal genovese G.B Carpi? Un grandissimo Maestro. Tornando al papero mascherato, sto disegnando una storia per il nord Europa, nel mio cuore c’è la speranza di poter realizzare qualcosa anche per l’Italia, vedremo. Non tutti i Topolino sono uguali: disegnare per Egmont o per Panini è diverso.

Perché ci sono Topolino diversi? E chi decide le avventure da scrivere e disegnare?

Abbiamo culture profondamente diverse, noi amiamo storie più “complesse” mentre Egmont spesso predilige dare grande rilevanza all’aspetto comico e dinamico, per cui, più che cambiare le storie, direi che abbiamo moltissime pubblicazioni differenti, la collaborazione tra gli editori è molto stretta. Come ho ripetuto più volte, oggi il mondo è più piccolo!

Hai voglia di lasciare un tuo pensiero ai lettori e a Genova?

Sì, attraverso un disegno che mi piacerebbe dedicare alla città, attraverso La Voce di Genova.

Medea Garrone