L’imbarazzo nella maggior parte delle edicole è moltissimo. Come tutti gli anni. Anche più di quando arrivano le riviste a luci rosse, e ormai tutti i rivenditori le ‘nascondono’ il più possibile.
Qui non c’entra la pornografia, anzi il tema è completamente differente. Parliamo di una pagina della storia italiana del Novecento che fa ancora discutere. E indignare. Quella che sollecita, ancora oggi, polemiche e battaglie politiche.
Nelle varie rivendite della città, ma un po’ di tutta la Liguria, puntuale come sempre accade in questo periodo, sta arrivando - o e già arrivato - il calendario 2019 dedicato a Benito Mussolini. Una pubblicazione che ha molto poco di storico e tanto di celebrativo. Per questo è materiale ‘delicatissimo’, che circola sul filo della censura, della legalità. Dove il confine tra apologia del fascismo e libertà di stampa è sottilissimo.
Gli edicolanti lo sanno, anche senza aver ripassato i libri di storia. Difatti, in gran parte non espongono la pubblicazione. Anzi, sarebbe più corretto dire le pubblicazioni, visto che di calendari circolanti non ve n’è uno, bensì tre, riconducibili a tre editori e stampatori differenti. Realtà spesso piccole, spesso piccolissime, sempre difficili da individuare.
“Il materiale - racconta un edicolante che preferisce restare anonimo - ci arriva dal distributore in maniera automatica. Non è che noi facciamo alcun tipo di ordinazione. Poi, siamo obbligati a tenerlo fino a quando non ci vengono chieste indietro le rese”.
Sta poi alla sensibilità di ognuno se esporlo o meno: “Ogni commerciante si comporta secondo coscienza. La maggior parte tiene il calendario negli scaffali interni, lontano dalla vista. Proprio per non suscitare polemiche. Intanto le persone interessate sanno perfettamente quando esce e vengono a richiederlo espressamente”.
E’ un mercato piuttosto florido: “Non parliamo di centinaia di copie, ovviamente, ma quasi sempre esauriamo quella decina in tutto che ci viene inviata. I più accorti vengono in edicola in ore del giorno più ‘molle’, prendono il loro calendario e se lo portano a casa”.
Nessuno vede, pochi sanno. E le polemiche stanno a zero. Almeno a Genova. A Chiavari, invece, forse un po’ incautamente, un edicolante del centro ha esposto il calendario di Mussolini in mezzo alle riviste e ai quotidiani. Poi ha messo in vista pure una seconda versione. La città, di tradizione fortemente cattolica e liberale, non l’ha presa bene. Si sono sollevate parecchie proteste e il commerciante, che pur non aveva commesso alcun reato, ha ritirato nel retro il materiale.
L’argomento è sensibile, urta e crea polemiche, ma intanto il commercio di prodotti legati al Duce non si ferma. E va ben oltre le edicole. Procurarsi una bandiera col fascio, un’effigie della Decima Mas, una felpa o una t-shirt raffigurante il volto di Mussolini è di una semplicità disarmante. Basta andare su un sito di vendite online, anche dei più famosi. Il problema non è arginare il mercato, ma solo un fatto di coscienza, come giustamente spiegato dagli edicolanti. “Lavoriamo con tutto il pubblico, quindi è meglio non creare mai frizioni”.
L’anno scorso, un caso spinoso capitò a Borzoli. L’edicolante espose il calendario, suscitando la dura reazione dell’Anpi locale. Stesse scene a un supermercato Coop di Reggio Emilia e presso l’edicola dell’Ospedale di Legnano.
Quest’anno, sinora, l’episodio più eclatante si è verificato all’edicola della stazione Termini, a Roma. Lo ha raccontato sul Corriere della Sera lo scrittore Paolo Giordano: “Tra il calendario della Juventus e quello di Mission Impossible, ma in posizione dominante rispetto agli altri, è in vendita il calendario 2019 di Benito Mussolini. I suoi occhietti neri mi fissano dall’alto. Mi dico, dev’essere qualcos’altro, un fascicolo di storia un po’ vistoso, l’uscita di una collana sul Novecento. Guardo meglio. Accanto al ritratto e al nome in caratteri dorati, c’è un corsivo che da quella distanza non riesco a decifrare, ma la firma evidenziata come l’autografo di una star, quella sì, riesco a leggerla. È davvero un calendario di Mussolini. Ed è davvero in vendita all’edicola della stazione Termini, in una mattina di ottobre. Dell’anno 2018”.
Anche a Giordano l’edicolante ha dato la medesima risposta: “Ce li manda la grande distribuzione”. Nessun commento, invece, sull’opportunità di esporlo o meno. Così lo scrittore chiude il suo pezzo con un’amara constatazione: “Quando è successo? Quand’è iniziata l’amnesia? Quando ci siamo distratti al punto di permettere che Mussolini diventasse un poster da appendere in camera? Non vendono calendari di Franco nelle edicole di Madrid. A Berlino non si trovano souvenir graziosi del nazismo. Magari i calendari di Mussolini si sono sempre venduti in Italia, mi dico per tranquillizzarmi, il mercato acefalo si è preoccupato di soddisfare anche quella fetta di pubblico striminzita. Di certo, però, non mi era mai capitato di vederne uno esposto con tanta oscena imparzialità. E, se prima erano schiacciati sotto pile di altra carta, relegati agli angoli come le riviste porno, cosa significa trovarseli, adesso, sbattuti in faccia così? Forse che quella fetta di pubblico non è più così striminzita”.