Non sono stati sufficienti il Teatro Carlo Felice e Palazzo Ducale ad ospitare tutto il pubblico radunatosi per ascoltare l'intensa e coinvolgente testimonianza di vita resa dalla senatrice a vita Lilliana Segre.
"Mi fa molta paura che abbiano tolto la storia dall'esame di maturità, perché non si diventa uomini senza sapere quello che è successo prima", ha spiegato Segre, testimone della Shoah e sopravvissuta all'internamento presso il campo di sterminio di Auschwitz, nell'ambito dell'incontro con le scuole della Liguria organizzato dall'Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea.
L'evento, finalizzato a ricordare l'ottantesimo anniversario dell'emanazione delle Leggi razziali, ha coinvolto oltre 6000 studenti delle scuole genovesi, che hanno affollato il Tetro Carlo Felice, oltre alle sale del Maggior e Minor consiglio di Palazzo Ducale.
Segre ha raccontato la sua esperienza di tredicenne vittima della violenza e dell'indifferenza verso i soprusi che hanno caratterizzato la parabola storica del nazifascismo, fino alla liberazione, commentando negativamente anche il fatto che il Ministero dell'Istruzione abbia abolito la traccia storica tra quelle dei temi previsti per l'esame di stato: "E' un primo passo per dimenticare quello che è successo". Al contrario per la senatrice a vita è fondamentale lavorare affinchè i giovani continuino ad essere educati alla ricerca della verità: "Invito tutti gli insegnanti a far leggere agli studenti '1984' di George Orwell - spiega Segre - perchè la storia non diventi, come temo, solo una riga su un libro. La paura è che i fatti possano essere negati, o addirittura rimossi, cancellati, come quando affonda un barcone e il mare si chiude, lasciando i morti senza nome".
La senatrice ha poi mandato un messaggio ai giovani. "Ai ragazzi dico di non odiare - afferma - e di smettere di utilizzare il linguaggio dell'odio a tutti i livelli, e poi di avere la coscienza della propria forza e scegliere senza delegare".
Un piccolo frammento del racconto di Lilliana Segre sulla vita in Italia subito dopo l'emanazione delle Leggi razziali: