Forse manca solo un progetto, quello ultimo, pensato per la sua Genova. Stiamo parlando di The Art of Making Buildings, la mostra che la Royal Academy of Arts di Londra ha dedicato a Renzo Piano e che è stata inaugurata il 15 settembre. Per celebrare i suoi primi 250 anni, la Royal Academy ha scelto, infatti, un ciclo di mostre tematiche sull’architettura, partendo proprio dall’archistar genovese, il cui ultimo progetto, appunto, è il disegno del nuovo ponte sul Polcevera che Piano ha donato alla sua città, dopo il crollo del Morandi.
Presentato ufficialmente, il suo ponte, dallo stile inconfondibile, bianco, è un omaggio alle 43 vittime, ricordate con altrettante “vele” luminose, mentre la struttura, non strallata, ricorda la silhouette di una nave.
In mostra, invece, fino al 20 gennaio 2019, sedici degli altri progetti di Piano, tra cui il Centro Pompidou di Parigi (1977), il Centro Culturale Jean-Marie Tjibau a Nouméa (1998), l’edificio del New York Times a New York (2007), lo Shard di Londra (2012), l’edificio della Fondazione Pathé a Parigi (2014), il Whitney Museum of American Art di New York (2015) e l’edificio della Menil Collection a Houston (1987), mentre all’esterno campeggia la copia di un grande elemento strutturale del Beaubourg.
E poi ci sono bozzetti, foto (scattate dal celebre fotografo Gianni Berengo Gardin), anche di Genova e del Porto Antico, e l’intervista video a Piano realizzata per la mostra da Thomas Riedelsheimer.
Abbiamo visitato The Art of Making Buildings con una “guida” d’eccezione, un collega genovese di Piano, Mario Kaiser, che ha lo studio a Londra, dove, tra i tanti progetti, ha diretto i lavori per le Olimpiadi del 2012.
Com’è l’allestimento?
Si compone di solo 3 sale, molto bilanciate come nello stile di Renzo. Due sale ai lati con 8 tavoli ed 8 progetti ciascuna, d una sala centrale passante con due display della sua intervista e l’”Isola”, un modello gigantesco che mette in relazione tutti I progetti di RPBW, creando una città ideale. Allestimento perfetto, bilanciatissimo, non ridondante. Le due sale dei progetti sono inondate di luce naturale dall’alto con modelli in scala 1:1 appesi e sospesi nel vuoto delle sale.
Il percorso espositivo permette di entrare nel mondo di Piano?
I 16 progetti ci portano nel mondo di Piano dalle origini ad oggi. Un percorso che potrebbe essere quello dell’architettura contemporanea, dalla “scoperta” delle travi in acciaio a vista di 40 anni fa, disegnate da lui stesso in assonometria a mano su acetato - non solo architetto, ma anche ingegnere e costruttore - alle più raffinate tecnologie abbinate all’architettura dei giorni d’oggi. Un mix di epoche ma soprattutto di luoghi (in tutti e 5 I continenti), di tipologie di edifici (pubblici e privati, di tutte le funzioni). Un’enciclopedia di materiali usati con sapienza e sempre atti ad ottenere il miglior risultato possibile per quello specifico progetto.
Cos’hanno in comune questi progetti?
La luce. Dalla diversità e dall’incredibile mix di cui ho parlato prima, esce solo un elemento che è assolutamente comune a tutti I progetti: la luce naturale, sempre ricercata, sempre al centro di ogni pensiero ed aspirazione progettuale. E cosa c’è di Genova in mostra? Oltre al modello del Porto Antico in bella evidenza sull’isola, Genova è protagonista in gran parte dell’intervista. Le viste che si susseguono sono dello studio di Vesima e di Renzo sulla sua barca lungo la costa del Tigullio con vista sul Monte di Portofino. In barca ci sono le immagini più gioiose, attraverso cui si intuisce bene il suo amore per Genova, il mare e la vela.
Cosa ti ha colpito in particolare?
Jump! è lo spunto che rimane nel cuore. Quello che suggerisce Renzo a un certo punto della sua intervista, quando afferma che tutti possono sempre essere creativi, è solo una questione di coraggio, di spingersi a fare il salto: “Jump!”. E quando confida lo stupore ed entusiasmo che prova ancora per ognuno dei suoi progetti quando dalla carta cominciano a diventare forma.