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Economia | 19 agosto 2018, 13:35

Aldo Spinelli: "Avevo 100 camion al giorno su quel ponte. Ora va potenziato il trasporto su rotaia"

Il patron del Gruppo Spinelli: “Dobbiamo trovare tutti insieme una soluzione, con serenità. Abbiamo portato Genova in alto con immensi sacrifici, non sprechiamo tutto. Al casello di Aeroporto venga tolto il pedaggio”

Aldo Spinelli

Aldo Spinelli

La parola chiave è paralisi. Non ce ne sono altre, per definire la Genova di questi giorni e del prossimo futuro. Da martedì scorso, la città, la Regione, il Nord Ovest sono letteralmente tagliati in due: per le auto private, per chi deve raggiungere la propria casa, per chi deve andare a lavorare. 

Ma anche e soprattutto per chi considerava il Ponte Morandi e tutta l’A10 un insostituibile (anche perché unico) ‘corridoio logistico’: i mezzi pesanti da e per il porto di Genova e quello di Pra’-Voltri. E proprio questo, a livello economico, è l’allarme più consistente per il capoluogo della regione, che sui traffici portuali fonda più della metà del proprio business e del relativo indotto. Per volume di traffici, numero di impiegati, aziende e società coinvolte. 

Tra le maggiori, il Gruppo Spinelli. Il suo patron, il commendator Aldo Spinelli (imprenditore tra i più conosciuti in città, anche per le sue passioni sportive), in questi giorni è fuori Genova, ma sempre in stretto contatto con i suoi collaboratori, le istituzioni, l’Autorità Portuale. Ha seguito i tragici fatti di Genova con commozione. Poi si è interrogato, come molti, sulle conseguenze del crollo del Morandi. 

Ma prevale un atteggiamento di calma, pur con la dovuta preoccupazione: “Genova ne ha passate tante - afferma Spinelli, che oggi ha 78 anni e una lunghissima esperienza - Io di crisi ne ho viste e vissute moltissime. Ma questa è veramente dura da superare. Bisogna lavorare tutti insieme, con serenità, per arrivare a delle soluzioni tampone che siano le migliori possibili”. 

Secondo Spinelli, “se devo parlare del Ponte, dico che si è perso troppo tempo. Con venti, al massimo trenta milioni, era possibile installare un pilone al centro della struttura, con basamento sul greto del Polcevera, e ora sarebbe in piedi. Invece sono stati spesi molti più soldi per le manutenzioni, e purtroppo non sono servite a nulla. Ma adesso devono finire le polemiche. Lasciamo lavorare chi di competenza, in merito alle indagini. Noi imprenditori abbiamo il difficile compito di non far perdere traffici a Genova, dopo averli lentamente conquistati, e con enormi sacrifici nel corso degli anni. Certo, far coesistere traffico pesante e mezzi privati senza l’autostrada funzionante è veramente un’impresa”. 

Almeno cento camion del Gruppo Spinelli transitavano ogni giorno sul Ponte Morandi. E, oltre a questi, c’erano le altre centinaia dei suoi colleghi. “I porti di Genova e di Pra’-Voltri sono strettamente collegati - spiega ‘u sciu Aldo’, come lo chiamano i suoi dipendenti e i vecchi genovesi - Capita spesso che i mezzi pesanti scarichino al Psa e vengano a ricaricare a Genova, o viceversa. Quindi quel tratto lo fanno spessissimo. Ora, sarà il caso di ottimizzare gli spostamenti. Cercando di far scaricare e caricare nello stesso porto, per evitare d’intasare il tratto urbano”. 

Un altro punto nodale è potenziare il traffico su rotaia: “Questa mattina - racconta Spinelli - abbiamo ricevuto una mail dal viceministro Edoardo Rixi, che ci informava sull’impegno di Governo e ferrovie a liberare quanto prima quei binari merci che da nord arrivano nel porto di Genova e sui quali è caduto un pezzo del ponte. Prima del crollo, a Genova il traffico merci era all’80% su gomma e al 20% su rotaia. Bisogna che quello su rotaia arrivi almeno al 40%, alleggerendo quello su gomma”. 

Poi, rimane comunque il discorso della rete viaria. Secondo il patron del Gruppo Spinelli, “andrebbe chiuso il casello di Genova Aeroporto, magari mettendo una barriera prima di Pra’ per i pagamenti. Il tratto tra Pra’ e Sestri in questo periodo, fino a che non sarà ricostruito il ponte, a mio parere deve restare libero. Perché tanta coda si forma al casello di Aeroporto anche per pagare il pedaggio. E questo complica ulteriormente tutto. Altra richiesta di noi operatori, è quella di aprire ai camion la cosiddetta ‘strada del Papa’, all’interno dell’Ilva. Purtroppo anche qui è stato demolito un ponte, ma con un po’ d’impegno si potrebbe ricostruire in fretta. In questi giorni abbiamo avuto le prime difficoltà, ma la situazione è destinata a peggiorare se non si prendono contromisure utili. Il 27 agosto l’attività portuale riprenderà nel suo pieno e per quella data i correttivi possibili dovranno già essere in atto”. 

Un altro sbocco, secondo Spinelli, sono “i collegamenti su chiatta tra Voltri e Genova, come nei grandi porti del Nord. Ma queste cose costano, e chi lo paga questo conto? Per me dovrebbe farlo Autostrade. Sono loro che hanno creato questo danno, per giunta in uno dei tratti più transitati e cari d’Italia. Ma, ripeto, ora non è il momento delle polemiche. Troviamo tutti serenamente una soluzione per non far morire Genova. Abbiamo lottato tanto per questo porto, eravamo arrivati a ottimi livelli. Tutti insieme, dobbiamo cercare di mantenerli”. La saggezza del ‘grande vecchio’. Ma, nelle idee e nello spirito, ‘u sciu Aldo’ è più giovane di tanti altri. 

Alberto Bruzzone

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