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Economia | 29 giugno 2018, 09:10

E se assegnassimo un voto ai territori su cui fare impresa?

Turismo, moda, startup, università e imprese tecnologiche. Sono sempre di più le realtà che decidono di investire in base alla reputazione dei territori. Un rating che fa la differenza per creare posti di lavoro

E se assegnassimo un voto ai territori su cui fare impresa?

Fai di un Paese un luogo in cui l’attrattività dei territori può essere misurata in modo trasparente e veritiero ed in pochissimi anni lo renderai protagonista di uno sviluppo inaspettato, una calamita di investimenti di grandi aziende del turismo, della tecnologia, del lusso e dei settori a più alto valore aggiunto che oggi trainano l’economia e creano solidi posti di lavoro.

In tempo di esami di fine anno, in fondo, dare i voti diventa un piccolo esercizio con cui molti di noi si confrontano, eternamente sospesi nel dubbio di aver attribuito il giusto merito a quei ragazzi che per un intero semestre si sono visti a lezione. Ma se lo studente a cui dessimo un valore fosse un luogo o una città? In parte questo indicatore già esiste, tuttavia oggi deve essere valorizzato sempre di più. Negli ultimi anni, infatti, le aziende capaci di investire risorse economiche tengono maggiormente a questo dato, piuttosto che alla convenienza del costo del lavoro.

La parola d’ordine non è quindi utilizzare i voucher per assumere a costo ridotto, ma è misurare il grado di legalità del territorio, valutare la capacità delle istituzioni locali a garantire trasparenza ed un livello di burocrazia che consenta di fare impresa in 72 ore, testare l’effettiva collaborazione tra settore pubblico e privato ed infine contare su un'evasione fiscale tendente ad un fisiologico 4%. Concetti semplici che si traducono in investimenti diretti, spesso milionari, in retribuzioni per i dipendenti ai massimi livelli, e in benefit attraenti sia per il benessere lavorativo, sia per la sfera privata. Si genera così un nuovo concetto di welfare, capace di legare produttività a felicità personale.

Infatti, così come un’attività commerciale funziona se la gestione avviene con il criterio del buon padre di famiglia, capace di affrontare le difficoltà grazie alla reputazione creata e consolidata nel tempo, così anche le città e i distretti industriali o turistici con giudizi positivi possono sviluppare sempre di più la loro attrattività. Aumentare la reputazione di un territorio per consentire ad una azienda manifatturiera di innovare i processi produttivi, ad un gigante dell’e-commerce di inaugurare una nuova filiale, oppure ad una casa di moda di creare un distretto per i giovani creativi, significa saper investire nella capacità di accogliere e di creare un ecosistema in grado di risolvere i problemi, affermando il concetto di “alleanza della conoscenza” tra pubblico e privato. Questi saranno i migliori distretti dell’eccellenza Made in Italy.

Insomma, sembra che la startup su cui investire per far ritornare l’Italia ad essere un paese seducente dal punto di vista imprenditoriale, sia la reputazione, una moneta spesso più consistente rispetto all’euro perchè in grado di calamitare nuove imprese. Se all’alchimia aggiungiamo la creazione di percorsi formativi digitali a cura delle Università locali, la preparazione di master post-laurea dedicati alla formazione delle professioni innovative ed una corretta interazione tra imprese e Pubblica Amministrazione, allora capiamo che il futuro dell’Italia è davvero nelle nostre mani. Un esempio per tutti. Chi di noi, potendo disporre di 10 milioni di euro di investimenti produttivi, penserebbe di impegnarli in un distretto carente di mezzi di trasporto, con un tessuto imprenditoriale non avvezzo a condividere con il fisco i propri successi imprenditoriali e con un tasso di corruzione particolarmente alto?

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma nel 2018 il lavoro deve essere supportato dalla creazione di condizioni ideali per consentire a chi arriva da fuori di poter credere in un territorio e nel suo rating, in quel famoso voto che dice quanto il territorio è legale, collaborativo, e quanto le aziende si dimostrino solide dal punto dal punto di vista patrimoniale e valide per quella spinta a creare impresa con la forza delle idee piuttosto che con la finanza pubblica.

Un voto che ovviamente si può migliorare sempre nel tempo e su cui è possibile costruire il valore del futuro. È il «Modello Milano» a disposizione di tutti coloro che desiderino trarre qualche spunto utile da personalizzare nella parte di stivale in cui abitano. Ma ora una domanda sorge spontanea: voi sapete quanto vale il territorio in cui vivete?

Enrico Molinari

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