La Liguria è la regione che registra il più alto indice di vecchiaia, non solo italiano, ma anche europeo. L’età media degli iscritti all’anagrafe sanitaria ligure è di 48,6 anni; dal 2010 ad oggi gli iscritti nella fascia da 0 a 6 anni sono diminuiti del 16%, mentre gli over 76 anni sono aumentati del 9%.
«In questo contesto, la riforma intrapresa in Liguria, fortemente voluta dalla mia Giunta, vuole organizzare un sistema che sappia dare risposte sempre più efficienti, efficaci ed eque – ha detto Giovanni Toti, Governatore di Regione Liguria - garantendo la libertà di scelta e orientando i cittadini verso scelte responsabili e consapevoli».
Il Piano sanitario regionale sta dando risposte concrete ai temi socio sanitari più importanti tra cui il problema della presa in carico del paziente ‘fragile’ e delle cronicità. L’istituzione dei Dipartimenti interaziendali regionali (Diar - ad oggi sono 5 quelli attivati: chirurgico, cardiotoracovascolare, emergenza-urgenza, neuroscienze, oncoematologia), la creazione di un Cup unico regionale - costantemente monitorato e migliorato - corsi di educazione alla salute dedicati ai pazienti e la cosiddetta sanità “km zero” hanno il compito di riorganizzare rafforzando l’integrazione tra ospedale e territorio.
Questo percorso si sta realizzando grazie all’implementazione della rete ospedaliera attraverso un sistema “hub & spoke”, i Diar, il continuo contatto con gli attori principali della medicina, in primis i medici di medicina generale, la continuità assistenziale.
Di tutto questo si è parlato oggi nel convegno intitolato “Il modello ligure: la centralità del paziente. L’agenda del futuro”, organizzato da Motore Sanità, con il supporto non condizionato di Bristol-Myers Squibb, Boehringer Ingelheim, Boston Scientific, con la partecipazione di importanti attori del sistema sanitario regionale ed extra regionale.
Sonia Viale, Vice presidente della Giunta e assessore alla Sanità di Regione Liguria ha illustrato le tappe della riforma ligure e descritto le prossime. «Siamo partiti dal “Libro bianco”, abbiamo descritto la sanità ligure, lo stato in cui l’abbiamo trovata, abbiamo puntato sul modello di governance di sistema, vale a dire fare lavorare in squadra le nostre eccellenze e la loro capacità professionale e, soprattutto, siamo partiti dall’integrazione ospedale-territorio indagando sui bisogni dei cittadini per fornire loro le risposte di cui hanno bisogno. Abbiamo ancora molto da fare, ma sono molto soddisfatta sull’indirizzo politico che viene attuato da tutte le Asl della Liguria. Un sistema così organizzato favorirà la continuità delle cure dei pazienti con i processi integrati e favorirà il necessario cambio di paradigma dalla medicina dell’attesa alla medicina di iniziativa. Tra i prossimi obiettivi – ha concluso Viale - sicuramente ci sono i tre ospedali di Ponente, Bordighera, Cairo, Albenga, l’ingresso dei privati, l’ospedale di Ponente a Genova e l’azzeramento del disavanzo che è sinonimo di efficienza, di capacità di ridurre gli sprechi e di fare lavorare a sistema grazie ad A.Li.Sa, l’azienda ligure sanitaria che ottimizza e centralizza alcuni adempimenti burocratici delle Asl. Siamo di fronte ad un forte e straordinario rilancio di una Liguria che era considerata il fanalino di coda dei sistemi sanitari regionali, ma oggi comincia a diventare un modello del Paese».
Secondo Walter Locatelli, commissario straordinario di A.Li.Sa «la riforma ligure si basa sulla cooperazione, sul riconoscimento tra pari, sulla professionalità e sulla ‘rete’, una rete importante che passa dalla predisposizione della documentazione all’applicazione delle migliori procedure per praticare il governo clinico nel miglior modo possibile».
«Credo che ci sia ancora da molto fare – ha puntualizzato Matteo Rosso, Presidente della II Commissione Salute e Sicurezza sociale Regione -. Viviamo in un momento in cui premiare il personale medico, infermieristico e del sistema sanitario è impossibile economicamente, ma una maggiore attenzione va rivolta a chi opera nel settore, è una cosa di buon senso. Credo che il rapporto umano sia importante».
Secondo Maurizio Fugatti, neosottosegretario di Stato alla Salute «il modello ligure potrà essere un modello nazionale e non solo. La presa in cura del paziente che è il focus di questo importante incontro, fa parte del programma di Governo nell’ottica di arrivare al meccanismo dei costi standard che sta alla base dell’efficienza di un sistema sanitario. Credo che responsabilizzando i territori e le Regioni si riuscirà ad avere una maggiore efficienza nella gestione e nell’utilizzo delle risorse pubbliche».
Secondo Carmelo Gagliano, presidente del coordinamento regionale Ordini Professioni infermieristiche della Liguria «la centralità della persona in sanità è il “core business” del prendersi cura e l’assistenza infermieristica chiamata a rinforzare il ruolo professionale identificando le “aree di fragilità”. Dagli infermieri giungono impegno e proposte concrete al fianco delle istituzioni che ripensano l’organizzazione per orientare l’agire a favore dei bisogni dei cittadini promuovendo lo sviluppo di percorsi di presa in carico nell’ambito della continuità assistenziale. Dal reparto di cure infermieristiche allo sviluppo di competenze avanzate per l’assistenza alle persone con malattie cronico-degenerative, dal See and Treat in pronto soccorso all’assistenza scolastica, all’infermiere di comunità e di famiglia: tutti esempi di rinnovate responsabilità degli infermieri pronti a nuovi modelli organizzativi che valorizzino il riconoscimento reciproco e la collaborazione tra professioni per il raggiungimento di obiettivi comuni».
«La Liguria è una Regione dalle grandi potenzialità – ha aggiunto Gabriele Pelissero, presidente nazionale Aiop - ma per svilupparle concretamente deve ripensare l’intera agenda futura della sua sanità, partendo dal riqualificazione del servizio pubblico e affiancandogli un privato accreditato di qualità. In questo modo la Liguria potrà mettere fine al problema della fuga dei pazienti, perché la migrazione sanitaria si contrasta innanzitutto offrendo servizi di qualità, non certo con ostacoli burocratici. Una vera competizione spingerebbe ciascun operatore a fare meglio, soprattutto quelli pubblici, a tutto vantaggio del paziente al quale interessa la buona sanità non importa se pubblica o privata».
«Il nostro sforzo è di migliorare i servizi della sanità pubblica rendendo il cittadino al centro della nostra attenzione» hanno evidenziato Andrea Stimamiglio, medico di medicina generale Fimmg Liguria e Francesco Quaglia, Direttore generale del Dipartimento Salute e Servizi Sociali di Regione Liguria. Il tema della centralità della persona è stato il focus che ha portato al tavolo di confronto anche i sistemi sanitari di Regione Toscana con Monica Calamai, Direttore generale dei diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale, e di Regione Veneto con Domenico Mantoan, Direttore generale della Sanità e Sociale, che hanno presentato il rispettivo modello regionale della cronicità. Presente anche Federfarma Lombardia con la presidente Annarosa Racca.
Nella “Sanità km 0” il ruolo del farmacista è strategico secondo la dottoressa Elisabetta Borachia, Presidente di Federfarma Liguria. «Il futuro della sanità ligure si basa sullo sviluppo della sanità digitale, il riconoscimento della farmacia dei servizi e la realizzazione di modelli per la gestione della cronicità. Alla luce della crescente domanda di salute, del progressivo invecchiamento della popolazione e della diminuzione della capacità di sostentamento del servizio sanitario pubblico, le farmacie sono determinate a raccogliere la sfida e a porsi al servizio della collettività in un rapporto di sussidiarietà e di mutuo sostentamento con l’ente pubblico».
Tra le tematiche affrontate, di grande rilevanza per il sistema sanitario nazionale è il fenomeno dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie e la necessità di abbatterli. «Le liste di attesa rappresentano un fenomeno percepito dai cittadini e dai pazienti come una forte criticità dei moderni sistemi sanitari, in quanto compromettono l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare. L’abbattimento dei tempi di attesa è una priorità della nostra Regione perché non si ha una “sanità km 0” se non si abbattono – ha concluso la dottoressa Bruna Rebagliati, direttore generale Asl 4 -. Particolarmente impegnativo e proficuo è stato lo sforzo messo in campo da Regione Liguria e da Asl 4 per il loro l’abbattimento. Abbiamo raggiunto importanti risultati grazie, tra le altre strategie, alla ridistribuzione delle risorse, all’analisi dello stato delle agende e al “sistema di agende dinamico" che monitora le 95 aziende e la disponibilità di posti per gli assistiti, e anche al servizio di recall informatizzato».