In azienda Marino, soprannominato l’”Armani della subacquea”, cuce appositamente per loro le mute. Ma non si tratta di campioni di snorkeling, nuoto o sub. O meglio, non solo di loro. Perché in questo caso si parla di mute e giubbotti di salvataggio per cani. Perché si sa che gli amanti degli amici a quattro zampe farebbero di tutto per il caro Fido, spesso vestendolo con abitini che talvolta, ammettiamolo, sono tanto stravaganti quanto superflui. Ma quello che mancava e che invece serve alla sicurezza del cane, è la muta in neoprene. Proprio quella usata, appunto, dai padroni bipedi. E a pensarci per la prima volta è stata un’azienda genovese famosa nel mondo nell’ambito della subacquea, che ha creato una nuova linea, la linea Dog, appunto, costituita dal wetsuit, una muta in neoprene spessa tre millimetri, e il classico life jacket, cioè il giubbotto salvagente. La muta non ha nulla da invidiare a quella pensata per le persone, e serve a fare sentire il cane più caldo e ovviamente a tenerlo meglio a galla. Wetsuit e life jacket, disponibili per taglie grandi e piccole, si potranno provare in anteprima all'Enci Winner, a Rho, dal 15 al 17 giugno. A spiegare come sia venuta l’idea è Antonio Cressi.
Perché e quando avete pensato a una muta in neoprene per cani?
L’idea mi è venuta grazie alla passione per gli animali: la mia compagna e io abbiamo un cagnolino che si tuffa sempre in acqua e col supporto di una muta eravamo più tranquilli. La mia compagna ci ha pensato e abbiamo provato col nostro barboncino. Il 30 agosto 2015 si è svolta la prova della prima muta di Cressi nel Mar Ligure, e la ricerca che ha portato al miglioramento del prodotto è stata poi sviluppata. E siccome abbiamo un buon supporto e una buona esperienza con le mute, avendo in azienda prototipisti e tagliatori, abbiamo fatto un buon prodotto. In neoprene non ce ne sono per cani. Il cane in questo modo non va a fondo, perché ha più stabilità, e col mare mosso ha meno problemi, perché la muta lo tiene sempre sollevato, come nel nuoto. Infatti nelle competizioni hanno eliminato il neoprene: i costumi che offrono una certa galleggiabilità sono stati tolti dalle gare, perché creavano un vantaggio, mentre in questo caso il vantaggio lo ha il cane che si trova a respirare molto meglio. Abbiamo curato molto bene anche il giubbottino con le maniglie, una o due in base alla taglia degli animali, ed è quello più tradizionale, che segue la nostra produzione in Ungheria. Il wetsuit in neoprene, invece, lo seguiamo qui a Genova.
Che cosa del know-how Cressi è passato nella nuova linea Cressi Dog?
Il grosso vantaggio che abbiamo è quello di poter puntare su prototipisti molto bravi, specializzati in taglio e dettaglio su mute da subacquea, nuoto e snorkeling e quindi disponendo di persone con grande esperienza, è semplice per noi confezionare un prodotto che abbia buone caratteristiche di taglio e vestibilità.
Quanto Cressi pensa alla sicurezza anche degli amici a quattro zampe?
Il cane in condizione di difficoltà è molto più a suo agio e sereno con la muta in neoprene. L’ho collaudato sul mio barboncino, che vuole buttarsi in mare appena gettiamo l’ancora. Se non avesse la muta sicuramente sarebbe più in difficoltà, specialmente con un po’ di vento di Scirocco e di onde. È veramente uno strumento di sicurezza in più. E ha il vantaggio che, essendo colorato, se il cane cade in acqua durante la navigazione, con un supporto del genere non rischia di annegare.
E per i cani da salvataggio?
I cani da salvataggio farebbero molto meno fatica con un tutino in neoprene, perché se devono portare a riva una persona faticano meno della metà, quindi per loro il vantaggio è ancora più grande.