Politica - 04 maggio 2018, 18:43

Genova, il premier Gentiloni al Festival Limes: "Guai se l'Italia smettesse la politica estera"

Insieme a Gentiloni, la ministra della Difesa Roberta Pinotti

Si è aperta con il premier Paolo Gentiloni e, a far gli onori di casa, la ministra della Difesa Roberta Pinotti la quinta edizione del Festival di Limes, nella cornice di Palazzo Ducale, a Genova. Imponenti le misure di sicurezza e i controlli agli accessi e in sala. 

La mostra "Oltremare" della rivista geo-politica di Lucio Caracciolo, che ha diretto l'incontro, racconta i luoghi-chiave del mondo attuale partendo da un focus sull'"Impero americano" di Trump con il controllo dei mari, degli stretti e del commercio. La mappa rappresenta poi le strategie della Cina per costruire le nuove "Vie della Seta", anche via terra vista l'impossibilità di "sfondare" nel Pacifico, e via mare verso il cuore Europa puntando finora sul porto di Rotterdam, ma forse anche su Genova o Venezia nel prossimo futuro. Presenti anche sei mappe dedicate alla guerra in Siria. 

"L'Italia non è un paese neutrale, non può permettersi di essere fuori o contro l'Europa - ha detto il premier Gentiloni - Alla mia successora o al mio successore dirò che l'Italia deve fare l'Italia, difendendo i suoi interessi nazionali ma non dimenticando dove siamo e qual è la nostra scelta di campo. Guai se l'Italia smettesse di fare l'Italia in politica estera: non possiamo permetterci di uscire dai binari europei, ma neppure pensare come esaurita la nostra politica estera perché questi binari non sono esaustivi e l'Italia deve continuare a difendere anche i propri interessi".

Gentiloni ha toccato il tema immigrazione in modo diretto: "Per la demografia noi abbiamo bisogno di migranti nel nostro Paese; è inutile far finta che non sia così, ne abbiamo bisogno a condizione che sia fatto in modo sicuro, organizzato, che non susciti problemi in Italia e senza morti nel Mediterraneo".

"In Libia - ha proseguito - c'è stato un successo internazionale del nostro Paese, siamo diventati leader della questione libica e tutto il mondo ce lo riconosce. La linea ragionevole è rendere i flussi migratori governabili, riducendoli in modo drastico e contemporaneamente far partire un meccanismo diverso di migrazioni legali, sicure, se possibile collegate al mercato del lavoro del Paese in cui vai a migrare". 

 

rg


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