Ennesima fumata nera dal tavolo romano sull'Ilva. Il nodo della discussione al Mise verteva sulla parte variabile del salario (dai premi di produzione a quelli di risultato) che Am Invesco vuole ridiscutere mentre i sindacati chiedono che resti com'è. Questa mattina nuovo incontro tra parti sociali, azienda, amministrazione straordinaria, struttura tecnica e la viceministro Teresa Bellanova.
Il commento del segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro:
Navighiamo in una palude infinita fatta di distanze incolmabili. Una giornata infinita fatta di riunioni ristrette con i soli segretari nazionali e proposte di Mittal che sono state puntualmente rispedite al mittente.
Noi chiediamo continuità di occupazione, di reddito e di diritto. Se questo non ci sarà non ci sarà per noi nemmeno un'ipotesi di accordo. La responsabilità è del governo con il ministro Calenda in prima fila che ha giocato la partita con Mittal firmando un accordo per 8500 dipendenti e tagli al salario variabile e ora pensa di riversare sul sindacato la colpa di un mancato accordo per tutelare la sua immagine politica.
La posizione della viceministro Teresa Bellanova:
Nessuno si aspettava una trattativa semplice ed è evidente che la complessità dell'Ilva costringe tutti, anche Arcelor Mittal, a un supplemento e a un approfondimento di analisi. Allo stesso tempo ritengo che i temi discussi, e il modo in cui sono stati affrontati, pone una premessa importante anche per il futuro perché conferma l'avvio di un modello di relazioni industriali dove si misurano competenze e saperi e dove non sono in discussione né la valenza strategica dell'Ilva né la centralità della questione ambientale e della sicurezza sul lavoro.
Giungere a determinazioni condivise era l'obiettivo che ci eravamo dati all'avvio della Trattativa e, pur consapevoli della delicata fase che vive il Paese e del percorso in atto verso la formazione del nuovo Governo, continuiamo a tenere fede alla responsabilità assunta e alla funzione esercitata, garantendo qualità dell'impegno istituzionale e di governo.