Si sono dati appuntamento davanti a Palazzo Ducale e in piazza De Ferrari per dire no ai bombardamenti in Siria. I militanti dell'associazione "Ora in silenzio per la pace" hanno esposto striscioni anti-bellici e bandiere arcobaleno proprio sotto gli stendardi de "La Storia in piazza", la rassegna culturale dedicata quest'anno alle rivoluzioni.
"Ancora una volta gli Usa 'esportano la democrazia': come in Afghanistan (il pretesto quella volta fu la caccia a Bin Laden, successivamente trovato e linciato in Pakistan); come in Iraq (pretesto: le armi di distruzione di massa attribuite a Saddam Hussein ed in realtà inesistenti); come in tutte le altre occasioni, lontane o recenti, in cui gli Usa hanno deciso di ricordare al mondo di volerne essere i padroni". Questa la posizione di "Ora in silenzio per la pace".
"Con o senza un governo - prosegue l'associazione pacifista - l'Italia è già direttamente coinvolta in questo conflitto: in questi giorni aerei da ricognizione sono già partiti da Sigonella, Sicilia; da decenni ampie porzioni di territorio italiano sono basi Usa (e stoccano ordigni atomici). E' necessario dimostrare che esiste ancora l'opposizione alla guerra, all'uso della forza e all'ordine internazionale che governa miseria, disuguaglianza e sfruttamento".
Anche il governatore regionale Giovanni Toti ha stigmatizzato l'attacco militare di Usa, Francia e Gran Bretagna scattato nella notte che avrebbe avuto come obiettivo tre siti chimici del regime siriano: "Usare armi chimiche è un crimine da punire. Ma, amici alleati, piano con le bombe, che da quelle parti di guai ne sono stati fatti abbastanza. Ricordiamoci della Libia".
Il filologo Luciano Canfora, curatore della rassegna "La Storia in piazza", ha commentato: "Vedo con terrore che gli Usa vogliono scatenare la guerra per salvare l'attuale presidente. Trump sarebbe stato cacciato a pedate, ma per non essere cacciato a pedate vuol scatenare una guerra; questo potrebbe stravolgere i rapporti del mondo e noi stiamo lì a assistere stupidamente inerti".