- 16 novembre 2012, 09:44

Un commento del Dott. Ghirga (Medici per l'ambiente) sui limiti di emissione del CO

Questo il commento, lasciato su Facebook in calce al nostro articolo, di Giovanni Ghirga noto medico, pediatra e membro dell'Isde (Medici per l'ambiente) che da anni si batte per la tutela della salute pubblica in una realtà simile alla nostra, quella di Civitavecchia:

In merito alla richiesta di innalzamento del valore limite di 50 mg/Nm3 di CO, leggete i rischi per le popolazioni:

Uno studio effettuato sulla popolazione di 19 città europee, APHEA-2 (Air Pollution and Health: A European Approach) Project, ha analizzato l’effetto a breve termine dell’esposizione outdoor all’ossido di carbonio (CO) sulla mortalità.

Gli autori hanno rilevato che i livelli outdoor di CO causano un aumento della mortalità giornaliera per tutte le cause ed in particolare per malattie cardiovascolari. Questi gravi effetti sulla salute persistono anche a livelli molto bassi di CO ed indicano che non esiste una soglia sotto la quale respirare questo gas tossico non crea problemi all’essere umano.

La relazione tra esposizione al CO è la mortalità è di tipo lineare, vale a dire che la mortalità aumenta in proporzione all’aumentare dei livelli di questo inquinante. In particolare ad ogni aumento di 1 mg/Nm3 di CO corrisponde un aumento dell’1 % della mortalità totale.

Lo studio ha utilizzato il più vasto database europeo disponibile ed i suoi risultati non sono stati una sorpresa per la comunità medica perché l’associazione CO/mortalità è stata già dimostrata a Los Angeles, California (Kinney e Ozkaynak, 1991; Shumway e coll. 1988), in Olanda (Fischer e coll. 2003), in Russia (Katsnel’son e coll. 2.000) ed in Canada (Burnett e coll. 1998°, 1998b).

Numerosi studi hanno dimostrato che l’esposizione al CO causa un aumento dei ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco (Morris e Naumova 1995; Morris, 1998; Burnett e coll. 1997; Schwarts e Morris 1995).

Una ricerca pubblicata su the American Journal of Epidemiology ha messo in evidenza un legame diretto tra CO e malformazioni cardiache nel neonato quando l’esposizione avviene al secondo mese di gravidanza.

Il costo sia in termini di sofferenza per la popolazione che di spese per la società è enorme e la richiesta di risarcimento per i danni provocati non potrà che essere a carico di chi, nonostante sia stato messo a conoscenza, proceda nella autorizzazione ad un aumento del valore limite di emissione di CO.

Una modifica del valore limite imposto di 50 mg/Nm3, dato il grave impatto sulla salute della popolazioni, rende imperativa l’informazione sui rischi che verranno fatti correre anche alle donne in stato di gravidanza; questo nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE). Secondo tale direttiva il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).

SN