C’è il Corrado Passera ecologista, quello che tre giorni fa ha detto: “I criteri di salute pubblica vanno considerati (….) e quindi gli impianti di Taranto non devono essere tenuti aperti a qualunque costo”. E poi c’è il Passera che si preoccupa di lavoro e produzione, tanto da garantire, il 26 luglio, che “governo e istituzioni locali faranno tutto il possibile per individuare soluzioni che tutelino occupazione e sostenibilità produttiva”. Questo è quanto raccontano le cronache delle ultime settimane sulla vicenda del sequestro degli impianti Ilva. Resta da capire come queste due maschere indossate dal ministro dello Sviluppo, due maschere già piuttosto contrastanti tra loro, riescano a conciliarsi con un terzo ruolo interpretato fino a pochi mesi fa da Passera. Un ruolo da supermanager, da capo di Intesa. E proprio in veste di banchiere, come numero uno del più grande istituto italiano, l’attuale superministro del governo Monti, era di gran lunga il finanziatore di riferimento del gruppo Riva, cioè, in sostanza, dell’Ilva di Taranto.
di Vittorio Malagutti | 11 agosto 2012
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