- 19 luglio 2012, 10:00

Italiana Coke: blitz di Procura, Arpal e Polizia Locale

Ieri mattina controlli a sorpresa allo stabilimento di Bragno

Blitz a sorpresa ieri mattina da parte di Arpal, Procura e Vigili urbani di Cairo presso lo stabilimento dell’Italiana Coke. Un controllo sul quale sia la Procura che l’Arpal hanno mantenuto il massimo riserbo, senza far trapelare quale fosse il vero obiettivo della “visita a sopresa”.

A far chiarezza in serata una nota dell’azienda stessa che rendeva noto come ”l’ispezione rientrasse nell’ambito del procedimento avviato dalla Procura di Savona nel 2010 mirato all’accertamento della conformità dell’impianto per il trattamento delle acque reflue alle normative in materia ambientale. Italiana Coke comunica che tale impianto è stato nel frattempo sostituito nell’ambito di una operazione che era stata già prevista prima dell’apertura del tale procedimento e che rientra nei continui interventi in materia di tutela e salvaguardia ambientale messi in atto dall’azienda.  Detto impianto è stato realizzato nell’ambito degli interventi ambientali per i quali, solo nel triennio 2010–2012, sono stati destinati investimenti pari a circa 30 milioni di euro” .

L’impianto per il trattamento delle acque reflue di cui parla l’azienda  era stato sottoposto a sequestro due anni ma lasciato funzionare ugualmente per evitare di compromettere l’attività produttiva.  

Proseguono dall’azienda “Più in particolare nel corso del controllo ispettivo condotto dal personale dell’ARPAL, dai Vigili del comune di Cairo Montenotte e dal team della Polizia Giudiziaria della Procura di Savona, sono stati effettuati campionamenti in contemporanea nei pozzetti contenenti gli scarichi industriali dello stabilimento volti ad accertare la corretta funzionalità del nuovo impianto. La visita degli organi di controllo non rientra nelle periodiche ispezioni previste nell’ambito dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata all’azienda nel gennaio 2010”.        

I dubbi iniziali sull’oggetto dei controlli si dovevano anche alle recenti vicende che hanno interessato l’Italiana Coke. Ad inizio 2012, durante un controllo ai parametri del depuratore, che peraltro erano risultati nella norma, i tecnici dell’Arpal avevano notato dei liquami che scorrevano lungo un piccolo ruscello al confine tra l’Italiana Coke e le Funivie. In questo caso però l’origine dell’inquinamento pare possa essere imputata all’area Funivie. Il magistrato aveva disposto il campionamento delle acque e aperto un fascicolo per inquinamento ambientale. Infine, non va dimenticato lo studio ambientale-epidemologico, ma in questo caso le cose sono ancora nebulose, che ha visto la Procura incaricare un pool di esperti per verificare un possibile collegamento tra inquinamento riscontrato (famose analisi dei licheni) e patologie tumorali riconducibili a specifiche forme di inquinamento.

Sn