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| 29 febbraio 2012, 18:48

Un nostro Lettore risponde a Ditullio, "con grande tristezza e dolore"

"Se proprio le è difficile scegliere dove collocarsi pensi pure che ci sono persone con le idee più chiare, che non usano slogan contro il carbone in campagna elettorale per poi cancellarli appena passate le elezioni"

Un nostro Lettore risponde a Ditullio, "con grande tristezza e dolore"

"Ho letto stamattina su La Stampa la lettera aperta di Livio di Tullio che commentava con dolore le parole di Don Gallo che ha definito partigiani moderni coloro che lottano contro l'ampliamento a carbone della centrale di Vado. Leggere le sue parole mi ha fatto male. Molto male.

Non per le critiche poiché il dissenso merita il massimo rispetto sempre, quanto piuttosto per un problema di fondo.

Sintetizzando la lunga e toccante missiva, Di Tullio prende a spunto la frase di Don Gallo “i partigiani di oggi sono quelli che si oppongono al carbone” e chiede se lui, da figlio di partigiano, cugino di, nipote di ecc. ecc. deve quindi considerarsi fascista e come lui tutti i lavoratori della centrale che al carbone non si oppongono.

Non posso vantare così illustri natali.

Mio padre all'epoca della resistenza era un bambino, non so se ho avuto parenti partigiani, ma so per certo che in Italia c'erano i fascisti, i partigiani e altre persone, la maggior parte, che non avevano una posizione ben precisa o se l'avevano non la manifestavano per paura (di morire, di perdere il lavoro), per convenienza (campavano con i soldi del fascismo), per disinteresse politico, e per mille altri motivi.

Trovo quindi semplicistico e pretestuoso differenziare solo tra partigiani e fascisti una situazione in cui le prime vittime di chi vuole ampliare la centrale sono proprio i lavoratori intrappolati nel ricatto occupazionale a dover scegliere tra lavoro e salute.

Ma è proprio di questo che ci aspettiamo si occupino i nostri politici: che sciolgano tale ricatto, che favoriscano lo sviluppo e la ricchezza diffusa - se sanno come fare – invece di offrire dualismi netti che non esistono nemmeno nei loro partiti, divisi da mille fazioni.

Il mio dolore, vero, forte e lacerante è dovuto al fatto che non mi aspetto da chi è deputato a scegliere il meglio per il nostro futuro una tale semplificazione dovuta ad una “dimenticanza” degna del peggior alunno delle elementari.

Tutti vorremo che il mondo fosse chiaramente diviso in due, ma non è così e come cittadino esigo che chi si fa carico di gestire la cosa pubblica, oltre a conoscere la storia, sappia gestire la complessità senza raccontarmi che è fatta di bianco contro nero e non esistono altri spazi.

Non tema Di Tullio: i fascisti sono altri, non di certo chi è tra l'incudine della disoccupazione e il martello della salute precaria.

Ma se proprio le è difficile scegliere dove collocarsi pensi pure che ci sono persone con le idee più chiare, che non usano slogan contro il carbone in campagna elettorale per poi cancellarli appena passate le elezioni.

Con grande tristezza e dolore."

 

(Foto: tks Adrio Bocci)

Roberto Bazzano

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