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| 18 febbraio 2012, 15:59

Fame o cancro? La sorte dei figli dei quasi ex-dipendenti OCV

Gli americani dicono NO, i lavoratori chinan la testa, PD e sindacati ne approfittano. Possibile che CGIL e PD siano così "attenti" alla questione lavoro da chiedere ai lavoratori, minacciati di restare a casa, di barattare uno stipendio con la salute delle proprie famiglie?

Fame o cancro? La sorte dei figli dei quasi ex-dipendenti OCV

Gli americani della Owens Corning rifiutano senza discuterne qualsiasi ragionamento sul tentativo di tenere aperta la OCV, sostenendo che l'azienda è in perdita.

Tralasciando il fatto che non è vero, visto che ha chiuso in attivo il 2011, la questione è che agli americani, dei lavoratori, non frega assolutamente niente: l'importante è il profitto. Il padrone è assolutamente capace di dire NO.

Il problema vero però si pone quando i lavoratori non sono altrettanto capaci di fare lo stesso. Sicuramente spaventati dalla situazione, preoccupati per le famiglie e per i propri figli, si aggrappano a qualsiasi falsa promessa pur di non perdere il posto.

Peccato che non funzioni così.

I co-artefici di questa crisi, che coinvolge nel piccolo anche la cittadina di Vado Ligure, danno vita ad una sorta di querelle su facebook facendosi però i complimenti l'un l'altro.

Leggiamo l'ex candidata sincaco di Vado Ligure Monica Giuliano, che ha preso una sonora bastonata dai cittadini vadesi e dalla giunta Caviglia proprio sulla questione Maersk, che ringrazia affettuosamente Rossello (CGIL) per la sua "lezione di politica" alla giunta Caviglia, dalla quale vorrebbe in sostanza una leccata di piedi a Maersk e Tirreno Power, mentre Berruti (sempre CGIL), con zero stile sbraita contro qualcuno che (a suo dire) l'avrebbe offeso. Poverino.

Insomma, CGIL e PD che vanno a braccetto e che non vedevano l'ora che succedesse qualcosa per rilanciare (come già detto) la piattaforma Maersk e l'ampliamento della centrale a carbone, dando sempre più l'impressione di avere qualche interesse non detto sulla faccenda... essendo la cultura dei lavoratori, la loro disperazione e, soprattutto, la loro mancanza di organizzazione e di coscienza politica (e quindi quell'atteggiamento di delegare ad altri il proprio futuro), un qualcosa che negli ultimi trent'anni i confederali hanno ben fomentato, ovviamente a proprio vantaggio.

Nessuno di questi signori però si preoccupa di spiegare alcune cosette sulla questione Maersk e Tirreno Power, ma si limitano semplicemente a usare il ricatto del lavoro.

Perchè CGIL e PD non spiegano ad esempio:

1) - che la Maersk, oltre a continuare a licenziare lavoratori, non potrà mai garantire i mille posti di lavoro promessi sulla nuova struttura, e neppure 600, poichè è matematicamente impossibile, e che quindi non può essere considerata come alternativa all'occupazione OCV?

(tra l'altro ricordiamo che assieme ai lavoratori OCV ci sono i lavoratori FAC e tanti altri, che arrivano circa a quota settecento, più i giovani disoccupati che hanno già inviato quattrocento curricula ad autorità portuale...)

2) - che l'ampliamento di una centrale a carbone comporta necessariamente un avanzamento tecnologico, e l'automazione riduce (e non aumenta) la necessità di mano d'opera... e quindi non può essere considerata alternativa papabile?

3) che la "questione ambientale" non è così lontana e che, come testimonia il dott. Franceschi, responsabile scientifico dell'Ordine dei medici di Savona

-> Tirreno Power emette da sola il 90% delle emissioni di ossidi di zolfo e l'80% delle emissioni di polveri sottili di tutta l'aera Quiliano-Savona-Vado

-> che non è mai stato calcolato il livello delle polveri sottili sotto i 2,5 micron

-> che nei bambini questo inquinamento (con presenza di metalli pesanti) causa problemi respiratori (asma etc) nei migliore dei casi, cancro nei peggiori, mentre nei bambini in età pre-natale e post natale causa danni al sistema nervoso centrale (con problemi gravi allo sviluppo cerebrale, fino all'autismo?)

Possibile che CGIL e PD siano così "attenti" alla questione lavoro da chiedere ai lavoratori, minacciati di restare a casa, di barattare uno stipendio con la salute delle proprie famiglie?

Possibile che questi soggetti non si preoccupino di mettere i lavoratori vadesi contro i cittadini di vado?

Possibile che costringano i lavoratori a scegliere se accettare compromessi per dar da mangiare ai propri figli, scaricando poi su di loro la responsabilità di averli fatti ammalare o morire di cancro?

Forse allora sarebbe opportuno ringraziare, e non attaccare così dissennatamente, un'Amministrazione che, da terza, ha certamente il gravoso compito di cercare una soluzione per i lavoratori OCV, ma che ha anche la responsabilità di tutelare i propri cittadini.

Il tutto, dando per scontato che l'OCV non abbia altro destino che chiudere. Ma chi ha detto che sia l'unica strada?

I lavoratori hanno già degli esempi molto vicini a loro, che distano solo trent'anni o poco più: nel momento in cui i loro predecessori dell'APE seppero dell'imminente chiusura della loro azienda, non piansero dall'amministrazione o dai sindacati, elemosinando aiuto. Presero di petto la situazione, occuparono l'azienda e ne ottennero la riconversione.

Allora forse, più che la responsabilità di scegliere nel ricatto tra cibo o cancro per i propri figli, i lavoratori OCV hanno oggi la possibilità di dimostrare a quelli che una volta si chiamavano padroni che esiste una terza strada, quella del coraggio e dei diritti.

E magari, diventando pure da esempio per tutte le altre aziende in crisi, e per un paese stanco e affamato.

Potrebbero perfino diventare gli eroi dei giorni nostri e delle nostre terre. Se solo prendessero un po' di coraggio. Solo un po'. Senza ascoltare sirene che li aizzano per ragioni che nulla hanno a che vedere con la loro occupazione.

 

 

 

Matteo Loschi

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