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| 17 febbraio 2012, 10:35

Come strumentalizzare OCV per pompare Maersk e Tirreno Power

Ovvero: quando la "sinistra" e i sindacati confederali usano il ricatto del lavoro per rilanciare progetti che i cittadini non vogliono, insalubri, e che non creano occupazione se non sulla carta millimetrata e propagandistica del progetto

Come strumentalizzare OCV per pompare Maersk e Tirreno Power

La rabbia dei lavoratori è naturale, indiscutibile. Lavoratori che dopo circa trent'anni di attività vengono lasciati in mezzo a una strada mentre l'azienda per la quale lavorano chiude il bilancio addirittura in positivo, ma chiude i battenti lo stesso, probabilmente per delocalizzare in Malesia, è un fatto che farebbe accapponare la pelle anche al più menefreghista.

Quello che però è ancor più scandaloso è che mentre l'azienda americana continua a farsi da sola i propri conti, nella più tradizionale logica della massimizzazione del profitto (ovviamente sulla pelle dei dipendenti), i sindacati confederali attaccano l'amministrazione vadese per la questione dell'accordo (mai reso operativo) circa la fornitura di energia da Tirreno Power (che avrebbe ridotto una parte dei costi) e che ora, assieme alla minoranza dell'amministrazione vadese, cavalcano l'onda per difendere una "presunta" (ma indimostrabile) nuova occupazione coi progetti Maersk e ampliamento centrale a carbone.

Insomma, confederali e PD spingono, e lo fanno addirittura chiedendo ieri in consiglio comunale che la maggioranza vadese votasse un punto all'ordine del giorno nel quale, in soldoni, Caviglia avrebbe dovuto rendersi disponibile a trattare anche con Maersk e Tirreno Power della questione occupazionale.

I malpensanti potrebbero addirittura sospettare che quell'accordo, sul quale ieri è scoppiata la bagarre in consiglio comunale a Vado, sia stato boicottato di proposito per giustificare da una parte la chiusura dello stabilimento e, dall'altra, l'autorizzazione ad ampliare l'utilizzo del carbone a Vado Ligure, con le drammatiche conseguenze ambientali che tutti conosciamo.

Un atteggiamento assolutamente contradditorio, viste le dichiarazioni della CGIL nazionale ( A Casale Monferrato - scrive la leader della CGIL Susanna Camusso - il sindacato ha rifiutato “il ricatto di dover accettare insostenibili condizioni di rischio pur di mantenere l'occupazione), e del PD, il cui senatore Ferrante affermava "Grazie Napolitano, la crescita passa per le rinnovabili...la strada per un futuro low carbon è dunque tracciata, ed è fatta di tanti tasselli.

Insomma: di fronte alla chiusura di uno stabilimento ed il conseguente licenziamento di 200 persone, confederali e PD non hanno di meglio da fare che incitare i lavoratori, giustamente terrorizzati dalla situazione, a prendersela con Caviglia e strumentalizzando l'opposizione della maggioranza alla realizzazione della piattaforma Maersk (che come è stato più volte dimostrato non porterà assolutamente nuova occupazione, se non con cifre irrisorie) e all'ampliamento della centrale a carbone, senza invece cogliere l'invito di altre realtà sindacali ad organizzare i lavoratori per costruire una reale e concreta opposizione alle scelte aziendali.

Un piede in due scarpe verrebbe da pensare. Di sicuro una mancanza di coerenza, a differenza dell'amministrazione vadese, eletta proprio per la sua ferrea opposizione alla questione Maersk e già criticata paradossalmente proprio per il suo atteggiamento "morbido" nei confronti della stessa Maersk e di tirreno Power.

Matteo Loschi

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