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| 23 dicembre 2011, 15:58

Spunta un documento CNEN (oggi Enea) del 1978: carbone peggio del nucleare

Prima del 1982 l’attuale ENEA si chiamava CNEN, Comitato Nazionale Energia Nucleare, e come tale straboccava di atti & pubblicazioni. Capita in questi giorni di ottenerne una, databile 1978. E’ un vero e proprio mini-trattato in 11 pagine titolato “Energia nucleare e ambiente”. Pesante? Si.

Spunta un documento CNEN (oggi Enea) del 1978: carbone peggio del nucleare

La fonte non è un mistero, è autorevole e ci ha autorizzato lui stesso ad essere menzionato: è l'ingegnere nucleare ex-Ansaldo Paolo Forzano, oggi attivo nel comitato Albamare ed esperto matematico di viabilità.

Tra i molti documenti che conserva dai lunghi anni trascorsi all'Ansaldo Nucleare, quello del quale trattiamo ha una decisa rilevanza per la nostra provincia così "affezionata" alla filiera del carbone.

Le prime pagine se non sei del ramo (spezzato) ti spiegano e ti piegano, fino a quando non incappi in una frase che come minimo accende l’interesse, vista la situazione:

“L'impatto sull'ambiente derivante dalla produzione di energia elettrica a partire dalle fonti energetiche considerate viene qui visto in termini di:

a) occupazione di territorio degli impianti di generazione;

b) trasporto dei combustibili;

c) rilascio di effluenti gassosi e di polveri all'atmosfera;

d) rilascio di calore all'ambiente;

e) effetti globali sull'ecosistema;

f) effetti globali sulla popolazione.”

In tempi forse meno sospetti, queste pubblicazioni del tutto settoriali che potevano “contare” su una ridotta penetrazione nell’opinione pubblica, si facevano meno scrupoli nell’analizzare e comparare le conseguenze - anche pro domo nuclearis va detto - della produzione di energia sull’ambiente e sulla gente, delle diverse fonti di combustibile.

Già allora: solare, eolico, geotermico, nucleare, olio combustibile e CARBONE… La taglia della centrale scelta come metro di paragone è quella di 6570 ore di funzionamento all’anno di 1000 MegaWatt, assimilabile dunque a quella di Vado, con i suoi 660 MegaWatts a carbone che si vogliono ampliare oltre ai 720 MegaWatt a metano - ciclo combinato (le due “piccole” ciminiere blu, per intenderci)

La tabella della quarta pagina, nel capitolo emissioni alla voce carbone riporta come rilascio di effluenti nell’ambiente:

- 6 x 10 alla sesta Tonnellate di anidride carbonica CO2 che salvo errori fa SEI-MILIONI-di-Tonnellate all’anno di CO2

- 31600 Tonnellate / anno di anidride solforosa (SO2)
- 2500 Tonnellate / anno di ossido di carbonio
- 18300 Tonnellate / anno si Ossidi di azoto (NOx)
oltre a sole 2400 tornellate / anno di polveri e circa 800 Tonnellate di ceneri (al giorno)

 



Se si cerca anche solo di IMMAGINARE quantità simili si trova quasi più semplice comprendere la natura del bosone di Higgs. Il documento prosegue e la situazione si complica, dapprima sul fronte della radioattività:

“Si fa presente che centrali a carbone di pari potenza (1000 MegaWatt a carbone rispetto ad analoga nucleare) possono dare effetti assai maggiori per la presenza nel carbonio di radio e torio”



E a scriverlo non è un osservatorio pubblico.

Proseguiamo

“Va d'altronde tenuto presente che altri tipi di centrali, considerate dall'opinione pubblica più tranquille nei confronti dell'eredità relativa per il futuro dell'ecosistema e dei discendenti, presentano aspetti forse più inquietanti. Le centrali a carbone ed in misura minore, ma non trascurabile, quelle ad olio combustibile producono grandi quantità di anidride carbonica (che in un periodo di circa 40 anni hanno portato — unitamente agli altri impianti di combustione — all'aumento del 10% del tenore di CO2 nell'atmosfera) e di ossido di azoto che producono alterazioni del ciclo dell'ozono. L'anidride carbonica presente nell'atmosfera consente il passaggio dei raggi solari, ma assorbe la radiazione termica della superficie terrestre agendo come strato isolante (effetto serra).” (1978, ndr)

Poi si arriva agli

"f) Effetti globali sulla popolazione"

"Vengono qui considerati i principali effetti sulla popolazione degli agenti inquinanti emessi dagli impianti, quelli determinanti danneggiamento delle cellule biologiche e quelli sulla respirazione.

I primi sono sostanzialmente dovuti ad attacco chimico sul DNA che può produrre mutazioni genetiche e tumori. Uno dei modi principali di azione delle radiazioni sulle cellule viventi è di dar luogo a produzione di radicali liberi all'interno della cellula, fortemente reattivi, che attaccano il DNA.

Ma questo maccanismo non è peculiare delle radiazioni, poiché nello stesso modo agiscono l'ozono, l'ossigeno, il benzopirene ed altri composti chimici cancerogeni.
Per esempio l'ozono in concentrazioni di 0,02 ppm (la concentrazione nell'area di Los Angeles varia da 0,02 a 0,2 ppm) produce un effetto che è circa 4000 volte superiore a quello prodotto da un background naturale di radiazione di 100 mrem/a.

Nella tabella V sono riportate le stime annuali e cumulate. (1970-2000) di morti per anno negli Stati Uniti per varie cause. Tra tali cause sono comprese le radiazioni da varie fonti tra cui quelle derivanti dall'installazione negli USA, per l'anno 2000, di 300 impianti nucleari da 1000-1300 MW ciascuno. I prodotti della combustione degli impianti di combustibile fossile comprendono uno spettro molto vasto di sostanze come anidride carbonica, ossido di carbonio, anidride solforosa, ossidi d'azoto, metalli pesanti, polveri, radium e suoi prodotti di decadimento, ozono, ecc. che possono dar luogo ad effetti sull'organismo di vario tipo.

Secondo un rapporto dell'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti alla Commissione del Senato per i lavori pubblici, le sole emissioni di zolfo di una moderna centrale a carbone da 1000 MWe provocherebbero ogni anno:
- 20 casi di morte prematura;
- 40.000 casi di malattie croniche all'apparato respiratorio;
- 80.000 casi di attacchi d'asma;
- 400.000 uomini-giorno di malattia per disturbi cardiaci e polmonari."



20, 40.000. 80.000, 400.000…

Nel rapporto si parla di “captatori” in probabile riferimento ai filtri, che oggi saranno ci auguriamo più efficienti. Ma pur togliendo un paio di zeri al tutto ed ottimisticamente, le ricadute ci paiono largamente inaccettabili, specie se un impianto NON è considerato “essenziale” per la rete nazionale dall’Autorità per l’Energia, come NON lo è quello di Vado, nonostante il dibattersi di Tirreno Power a suon di ricorsi (Fonte: AEEG)

Il fatto poi che la fonte degli inquinanti h24 sia interamente privata e ad esclusivi fini di lucro indispettisce anche i più silenti moderati.

Mario Molinari

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