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| 28 settembre 2011, 17:42

Meno medicine per tutti. Caviglione: "richiamo della Asl ai medici di famiglia a ridurre la spesa farmaceutica e diagnostica"

"Ecco il documento pervenuto ieri ai medici di famiglia; esso è solo un ulteriore e più grave richiamo a spendere meno, sia nel campo della farmaceutica che in quello della diagnostica"

Meno medicine per tutti. Caviglione: "richiamo della Asl ai medici di famiglia a ridurre la spesa farmaceutica e diagnostica"

Potremmo riuscire a farlo solo se venisse meno la nostra deontologia medica, che è quella di occuparci nel miglior modo possibile della salute dei nostri pazienti, e se ponessimo inoltre un nostro rifiuto a trascrivere gli esami di diagnostica da parte dei colleghi specialisti (ospedalieri e non), numerosi ma quasi sempre necessari ai fini di una diagnosi la più possibile corretta.

Il sottoscritto, medico di famiglia con all'incirca 1000 pazienti, ha un'affluenza media di 30 pazienti al giorno in ambulatorio, con un ricettario di 100 ricette che giornalmente se ne va, tra farmaci ed esami. Cosa dovrei fare? rifiutare di vedere più di 20 pazienti al giorno? Prescrivere loro molti più farmaci in fascia C, cioè a loro totale carico, diminuendo così la quota di quelli "mutuabili"? (se vedessi che quelli in C funzionano meglio, lo farei senz'altro) rassicurare i pazienti che le loro "magagne" sono sempre ed esclusivamente "psicosomatiche" e quindi scrivere loro eventualmente solo ansiolici (che sono in fascia C)? Anche se non ci dovessimo più occupare di prevenzione, ma solo di curare le malattie già in atto(quindi con i buoi già scappati dalla stalla), venendo quindi meno alla nostra principale missione di medici di medicina generale, le nostre prescrizioni sarebbero comunque molto alte, almeno secondo i "parametri" di questa ASL e della Regione. Ci troviamo sempre più tra l'incudine e il martello: da una parte la giusta richiesta di "salute" dei nostri pazienti e i nostri doveri di frequentare i corsi di aggiornamento (nei quali si afferma che bisogna sempre più fare opera di prevenzione, attraverso nuovi mezzi diagnostici e nuovi farmaci), dall'altra i paletti economici sempre più stretti che l'ASL ci impone.

Dire che ci sentiamo sempre più frustrati è dire poco, diventa quasi un eufemismo!

A tutto questo, se si aggiunge la constatazione che in ogni caso fare prevenzione diventa quasi impossibile, non solo per i costi economici per l'ASL, ma soprattutto per il fatto che l'inquinamento sempre maggiore dell'aria che respiriamo, nonchè del suolo e delle acque, vanifica praticamente del tutto il nostro impegno, e soprattutto quello dei nostri pazienti, nel cercare di evitare l'insorgenza di tumori, malattie cardiovascolari, respiratorie, allergiche e neurologiche.

Anzichè ridurre sempre più la spesa sanitaria tagliando le già misere risorse economiche ad essa destinate, e magari "punendo" anche pecuniaramente i medici di famiglia, si dovrebbe invece cercare di ridurre i fattori di rischio di tutte queste malattie, le quali, tra farmaci, esami e SOPRATTUTTO ricoveri ospedalieri, incidono veramente tantissimo nelle spese della sanità.

Inoltre proprio la nostra applicazione di medici di base è tesa anche ad evitare il più possibile il ricovero dei nostri pazienti, e quindi, di riflesso, pure la spesa sanitaria, nella quale l'ospedalizzazione costituisce sicuramente la fetta maggiore (in media 1000 euro per paziente al giorno).

Ampliare a carbone una megacentrale termoelettrica di città significa aumentare ulteriormente la spesa sanitaria della nostra provincia, oltre al fatto di causare maggiori disagi nelle famiglie dei malati, disagi che consistono anche nella peggiore qualità di vita pure dei familiari, nonchè nelle loro, spesso scarse, risorse economiche, con riflessi negativi pure lell'attività lavorativa; disagi che, purtroppo, si concludono spesso solo con l'exitus del malato.

Oramai non c'è condominio, perlomeno a Savona, dove non vi siano, o non vi siano stati (poichè poi deceduti) almeno un infartuato, un soggetto con tumore, uno affetto da M. di Alzheimer, un altro da asma o bronchite cronica ostruttiva, senza contare poi bambini con allergie varie e leucemie.

Cosa vogliamo fare allora? Ampliare il carbone, quindi il danno alla salute, e allo stesso tempo opporsi sempre meno, in termini di diagnosi e cure, ad esso? Ma a che tipo di società andiamo incontro? Ad una società che punisce chi si ammala, e chi cerca di curare la malattia, mentre premia invece chi la causa?

Ci sono ormai tuttte le condizioni che si arrivi davvero a questo punto, ma, probabilmente, vi siamo già purtroppo arrivati!

Dott. Marco Caviglione

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