“Penso che sia tempo di iniziare una discussione seria sulla priorità delle opere pubbliche di cui ha bisogno questo Paese”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, intervenendo questa mattina nella tavola rotonda organizzata da Confindustria Genova in occasione del compimento dei primi dieci anni di attività di OTI, Osservatorio Territoriale Infrastrutture.
“Provo a capire quale sia il contributo che una piccola regione come la Liguria possa dare all’Italia e all’Europa”, ha continuato Burlando. “Qui vive il 3 per cento della popolazione nazionale, ma passa il 60 per cento dei traffici marittimi a destinazione finale dell’intero paese. Non basta più che questa regione sia bella, quando per andare in Francia si viaggia ancora su un binario unico. Se ci sarà da combattere per ottenere soldi pubblici per la Liguria, io lo farò. Perché una cosa è chiarissima: soldi pubblici per tutte le opere non ce sono, anche se compiliamo l’ennesimo sterminato elenco”, ha affermato Burlando, con riferimento alla sottoscrizione dell’intesa sulle opere pubbliche tra Regione Liguria e Governo, così come con tutte le altre regioni, prevista nei prossimi giorni.
In risposta agli interventi del presidente di Confindustria Torino Gianfranco Carbonato e dell’assessore piemontese alle Infrastrutture, Barbara Bonino, a proposito della TAV in Val di Susa, Burlando ha dichiarato: “Sento parlare di pochi facinorosi che si stanno opponendo al progetto TAV ma se sono così pochi allora basterebbe fare un referendum. Non credo che per la mia storia personale e politica, io possa essere considerato un no global. Il mio ragionamento è basato sull’evidenza di una infrastruttura pensata per un’Europa manifatturiera che non esiste quasi più. È legittimo avere un dubbio, in un mondo totalmente cambiato rispetto a allora? E la domanda è una sola: quali opere sono funzionali per la distribuzione della merce che si sbarca a Genova e in Liguria? In questi anni di crisi, qui abbiamo investito in infrastrutture portuali, opere finanziate e in corso di realizzazione che una volta concluse consentiranno ai porti liguri di raddoppiare la propria capacità.
Ma non siamo in grado di stoccarla, questa merce. E dobbiamo trovare il modo, incrementando il trasporto su rotaia, di portare questa merce in tutta Europa. Per questo un’opera come il Terzo Valico qui è voluta da tutti, è la nostra vita. E insieme al nodo ferroviario di Genova e al raddoppio della ferrovia del Ponente (Finale-Andora), costituisce la priorità delle opere da realizzare. Questo non solo per lo sviluppo della nostra regione: è una priorità per il Paese. Se si arriverà alle strette, questa partita io me la giocherò per la Liguria ma anche per la Lombardia e per il Piemonte”.
“La soluzione – ha proseguito Burlando - l’avevamo già trovata, sarebbe bastato lasciare ai porti l’extra-gettito dell’IVA, da reinvestire in infrastrutture. Ho contribuito personalmente alla formulazione di queste norme da parte del governo Prodi, ma si è preferito poi cancellarle e – in momento come questo - trovare altri soldi nel Milleproroghe per finanziare la piattaforma Maersk di Vado, piuttosto che consentire alla Liguria e ai porti italiani di poter contare su questa ricchezza che creano con le proprie forze”.