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| 18 agosto 2011, 15:13

Cento miliardi spesi bene: tunnel & funivie finiti, inaugurati e fermi. Cui prodest?

A tanto ammonta per difetto il costo di ammodernamento delle funivie. E stamane, intanto... (la foto non è ritoccata: la patina nera sul tetto dell'auto rossa, è carbone. Per i più curiosi, il filmato)

Cento miliardi spesi bene: tunnel & funivie finiti, inaugurati e fermi. Cui prodest?

La coppia di anziani con pazienza, pulisce, cerca di fare ordine. Il camion carico di 30 tonnellate di carbone che stamane gli è praticamente entrato in soggiorno è ancora lì, rovesciato su un fianco. Sarà forse il cronotachigrafo, il disco che registra la velocità dei mezzi pesanti, a dire agli investigatori a quanto andava il mezzo pesante che questa mattina si è ribaltato lungo una curva, schiantato contro una casa e rovesciato sopra una macchina, fortunatamente parcheggiata e senza occupanti. Un’altra strage sfiorata. Questa volta non per colpa del famigerato asfalto sdrucciolevole della SP 29, che in quel tratto è stato da poco rinnovato con bitumi di prima qualità, proprio per cercare di evitare quel che è successo stamane.

Passo indietro.

I camion che corrono su e giù dal Cadibona devono superare pendenze notevoli. Ci spiegano che sono mezzi potenti, da cantiere. Diciottomila cc di cilindrata. Presto per dire che cosa è successo, ma chi interviene in casi come questi ne ha visti molti altri e una prima spiegazione è più che plausibile: il mezzo arriva troppo veloce. L’autista si accorge che la curva è troppo stretta per entrarci “allegri”, frena. Il carico di trenta tonnellate di carbone preme con una forza gigantesca sulla ralla della parte posteriore della motrice. La parte anteriore si alza così quel tanto che basta da far perdere aderenza alle ruote sterzanti, quelle anteriori. A quel punto il mezzo va dove vuole lui, anzi, dove fisica gli suggerisce: dritto.

Prima il guard rail alto 60 centimetri che si piega come burro, poi l’impatto con il muro della casa, che si squarcia. Quando la casa “finisce” la fiancata la motrice non è più trattenuta da nulla e si rovescia sulla Ford Ka dell’anziana proprietaria dei muri, che mentre le esplode la finestra in faccia come per una bomba sta facendo colazione con suo marito. Il rimorchio resta agganciato alla motrice e si ribalta a sua volta, contro le finestre dell’abitazione. Il telone di copertura non trattiene un piccione, e una cascata nera a 60 / 70 Km/h travolge tutto quello che incontra. Una coltre spessa oltre un metro, che si riversa in casa. I vigili del fuoco accorrono al volo, con la municipale. Staccano elettricità e gas. Mentre il carbone e le lamiere inghiottivano il marciapiede buona sorte ha voluto non ci fosse nessuno. L’autista è sotto choc, ma illeso.

Una strage sfiorata della follia e della malafede, permettetecelo. Perchè qui il commento circostanziato entra come il camion, prepotentemente nella notizia: per quale motivo dopo aver speso oltre 50 milioni di euro per il maxitunnel delle funivie ed altri 20 per la maxigru del terminal alti fondali del porto di Savona, il carbone che vi viene copiosamente sbarcato arriva fino all’Italiana Coke di Bragno in camion?

Capiamo che i sigg. trasportatori avranno i loro profumatissimi interessi a fare in modo che tutto prosegua così ab libitum. E’ tutto utile, e CHE utile.

Solo che poi c’è una parte pubblica, vicina o coincidente con chi questi megaimpianti li strapaga e li inaugura in pompa magnae per poi lasciarli fermi, in attesa di un fantomatico collaudo che più tardi giunge, meglio è per il Sig. Pensiero (dell’omonima società di trasporto su gomma) ed altri noti, che come detto hanno tutto l’interesse a che le funivie restino ferme.

Legittimo. Ma l’immobilità di quegli impianti fa pena -  schifo - ribrezzo. Ma soprattutto, quei vagonetti che ciondolano vuoti nel “cielo” di Savona, raccontano molte cose, e insieme al tunnel sottomarino di Goldrake terminato dopo anni e inaugurato dai soliti in foto mesi e mesi or sono, pongono alcune domande sull’entità del danno e del mancato guadagno dovuto al fermo di quegli impianti, che resta tutto da spiegare. Ma certe domande da queste parti non sembrano porsele in molti, camionati e non.

Torniamo verso la città. Evidentemente lo spettacolo deve continuare come e più di prima, che la carboniera non aspetta. All'amena rotonda della darsena, due bilici stracarichi di carbone escono dal porto. Quello dietro ne perde talmente poco che con il casco aperto, in moto, dobbiam fermarci ad occhi chiusi e lacrimanti.


Bravi tutti, e soprattutto, grazie.

Anche a nome della coppia di anziani savonesi col tinello nero opaco.

mpm

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