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| 28 giugno 2011, 14:03

Italiana Coke: dov’è la verità?

Precisa denuncia dell’associazione Progetto Vita e Ambiente su presunti smaltimenti irregolari. L’azienda ribatte "Quattro ispezioni negli ultimi giorni hanno rigettato tutte le segnalazioni." Il sindaco di Cairo Briano: "Siamo a conoscenza della situazione insieme all’Assessore regionale all’Ambiente e attendiamo i risultati"

Italiana Coke: dov’è la verità?

Tra accuse e smentite che si susseguono lo stabilimento di Bragno resta al centro della polemica.

A puntare l'indice è anche Nadia Bertetto, presidentessa dell’associazione Progetto Vita e Ambiente, che in un documento inviato al Comune di Cairo Montenotte, alla Procura di Savona, ai consiglieri regionali Stefano Quaini e Michele Boffa, all’assessore regionale all’ambiente Renata Briano, all’assessore provinciale Paolo Marson, al sindaco di comune di Millesimo Mauro Righello, e anticipato telefonicamente alla dottoressa Bellini della Procura di Savona afferma:

 

"Nel pomeriggio di ieri nello stabilimento, sono continuati i lavori di smaltimento di sostanza sospetta come già verbalizzato dagli enti preposti in data 24/06/11. Sostanza trattata con calce e pet coke"

Secondo la Bertetto: "tale impasto sarà messo nelle tramogge al fine di essere infornato, già da questa notte, come e’ già successo alla prima parte del miscuglio la scorsa settimana. La nostra associazione si chiede quindi se ancora non ci sono i dati delle analisi dei campioni prelevati da Arpal il giorno 24, come e’ possibile che non sia stato fatto un sequestro cautelativo di tale sostanza?


Nel dubbio sarebbe di buon senso evitare che tutta la cittadinanza la respirasse, non si tratta infatti di bucce di banana, come si potrebbero trovare nei nostri rifiuti quotidiani, ma di certo sostanze tossico nocive, in quanto tutti sappiamo che quello che esce da una cokeria è chimicamente tale.

Le associazioni della zona non hanno mai chiesto la chiusura dell’impianto, anche se dopo ottant’anni, forse qualcosa dovrebbe essere fatto, quanto meno le limitazioni che da sempre vorremmo, come detta una onesta gestione di un impianto obsoleto e di tal genere. Ossia evitare che nei forni entrino sostanze che non siano soltanto fossile “buono” e non pet coke o altre schifezze come quelle che ci respireremo nei prossimi giorni. E indubbiamente le analisi ai camini 24 ore al giorno per tutto l’anno. D’altro canto la It.Coke decanta da anni formidabili bilanci positivi.

 

E allora perché parte di questi utili non vengono utilizzati per smaltire regolarmente tali porcherie come la legge prevede, fra l’altro,e anche ben chiaramente?"

 

"Solo i sottoprodotti possono essere riutilizzati nel processo produttivo, e così come sono senza ulteriori preparazioni, come sta succedendo – sempre secondo la Bertetto -  in questi giorni.

 

La perizia redatta dall’ingegner Melidoro e acquisita dal comune di Cairo Montenotte quando si doveva discutere per il rilascio dell’AIA, era chiarissima in merito: quelli dell’Italiana coke  sono soltanto rifiuti e nella fattispecie tossico nocivi, e pertanto necessitano uno smaltimento adeguato e..legale. C’e’ un però… questo tipo di smaltimento e’ molto oneroso".

 

Immediata la risposta dell’azienda: "Si tratta di ordinarie operazioni di pulitura dei serbatoi. L’azienda ha agito nel completo rispetto  delle normative e dei permessi di cui è in possesso, come del resto dimostrano ben quattro ispezioni di Arpal e Vigili (quali? ndr) in 10 giorni e le verbalizzazioni dell'assoluta inconsistenza delle segnalazioni."

 

Sulla questione interviene anche il sindaco di Cairo Fulvio Briano: "Sono in costante contatto con  l’assessore regionale Renata Briano, impegnata in prima persona sulla vicenda, e che dietro mia sollecitazione ha inviato l’Arpal. Restiamo in attesa dei risultati dei controlli".

 

Ma a questo punto sorge un dubbio:  ma si sta parlando degli stessi controlli? Per quale motivo il  sindaco di Cairo è ancora in attesa dei risultati mentre dall’azienda fanno sapere che da tali ispezioni non è emerso nulla di  irregolare? Una risposta, per ora, non c’è.

 

Eleonora Miraglia

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